March 27, 2023

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 3 min.

Ora, non vorrei fare sempre quella che si focalizza su dettagli irrilevanti rispetto all’economia narrativa, ma se partiamo dall’assunto che senza Keanu, John Wick non sarebbe lo stesso, posso puntare il dito contro le cosce di Keanu e chiedere garbatamente dove siano finite. Se lui mi dimagrisce, viene meno il sacro patto che l’arte cinematografica sancisce con lo spettatore: tu, film, dichiari il tuo genere e quante paia di cosce allenate ci metti, io pago il biglietto. Non fraintendetemi, starei a guardare Keanu che mena la gente tutto il santo giorno, lo guarderei anche se non menasse, anche se dormisse o giocasse a Sudoku, ma credo sia la prima volta in assoluto che lo guardo muoversi all’interno di uno schermo e penso, sospirando e chiedendo perdono a Dio, che sia troppo vecchio e sgraziato per fare queste cose.

Ci tengo a iniziare la parte della recensione che non parla delle cosce di Keanu dichiarando che, ciononostante, John Wick 4 si basa su una serie di fattori estremamente solidi che riescono a far camminare la storia sul filo dell’equilibrista senza la rete di protezione sotto, e a tenerla in volo fino alla fine, insieme all’attenzione dello spettatore. Innanzitutto, la fama che precede Baba Yaga e che preoccupa ogni sicario inviato a ucciderlo, da qualsiasi parte del mondo dei killer provenga, affonda le sue radici nella costruzione di un personaggio che fa quello che fa… per amore. E nessuno mette in dubbio la buona riuscita di qualcuno che sta combattendo per proteggere la memoria di qualcosa di tanto prezioso, è la magia sottesa al bacio del vero amore, è la cosa più potente dell’universo e, in virtù dei poteri conferitagli dalla Disney, anche se John non ce la fa più, barcolla e assorbe tutta la legnosità del suo interprete (Non. Appoggiava. I. Talloni.), è ancora disposto a rischiare la vita per portare avanti il suo ideale, e, quindi, VINCE.

Poi, la famigghia. Se ogni saga prende un po’ il puzzo della Fast&Furious saga, è soprattutto perché, quasi per primi e chiamandola proprio “la famiglia”, si sono messi a sponsorizzare il concetto dell’amicizia che supera i legami di sangue, finendo per rappresentare un nucleo di persone senza l’aiuto e il sostegno delle quali non si aprirebbe nemmeno un sacchetto di patatine. E’ dai telefilm anni ’90 che siamo abituati al coro di protagonisti invece che all’assolo, ma nessuno avrebbe battezzato una serie con il nome significante di Family senza un cognome dietro. Friends rendeva più che perfettamente l’idea. Ora no. Il minimo comun denominatore di questi universi eroici è la squadra, il gruppo, gli amici quelli che son fratelli e sono disposti a farsi sconsacrare l’hotel, per te. A proposito, ho scoperto che se l’aforisma me lo fai in latino, behbehbeh, allora mi piace.

Poi poi, come in un gioco di prestigio, se vuoi distogliere l’attenzione dal trucco, devi fare in modo che lo spettatore guardi da un’altra parte. Per cui alzi l’asticella fino a che il marchese francese a capo della tavola detta legge dal corridoio del Louvre, davanti a La libertà che guida il popolo di Delacroix. Fai in modo che le ambientazioni siano scenografiche, i vestiti sfarzosi (i completi glitterati di Bill Skarsgård sputavano a quelli di Amadeus a Sanremo, e prendete la cosa seriamente, per favore), le anime di Osaka, Parigi e Berlino riflesse in ogni angolo del terreno di scontro, e la dorata opulenza non solo vi distrarrà dal trucco, vi accecherà con la sua luce. La JW saga e quest’ultimo film in particolare dettano legge sulla moda del supereroe ai giorni nostri: l’avete detto, a Batman, che può ricoprirsi di kevlar anche senza uscire vestito come un pirla? No, eh? Perché, di fatto, anche se non li si definisce esplicitamente supereroi, non possiamo credere che killer che si sparano addosso, si investono, si infilano matite nei punti vitali, si sbattono giù da piani e piani e SOPRAVVIVONO non siano, a modo loro, dei super. Il loro mondo gira in maniera diversa dal nostra, con altre regole specifiche (che non sono quelle della nostra fisica classica, come dicevo) che permettono a questi personaggi di avere codici d’onore, stemmi, tavole di comando, monete e hotel Continental sparsi per il globo in modo da frantumare teste, ma non da bruti, per la miseria. Senza regole ci comporteremmo come animali, ricordano spesso i personaggi. E poi vedi una carneficina che manco un kamikaze. Ma lo sapevamo, quando abbiamo scelto JW4 invece di Shazam!, giusto?

Giulia

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