November 15, 2021

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 3 min.

Eh eh eh (sghignazzo compiaciuto). E mo’ ve la beccate, questa casa nella nebbia, che un giretto nelle losche atmosfere del giallo spinto male non fanno, soprattutto adesso, che siamo nel mese delle losche atmosfere e invece di farcele vivere in santa pace, il complotto ordito da Netflix e Prime le illumina di natalizia cinematografica intermittenza. Se sentite nella vostra testa voci che vi spingono a dissotterrare l’albero di Natale dalla cantina il 15 novembre, sappiate che non sono gli omini del vostro cervello, ma gli omini del cervello delle macchine che guidano Netflix e Prime. NON CEDETE!

Ecco a voi dunque il losco La casa nella nebbia di Robert Bryndza, losco nel senso di maligno, non nel senso di nebbioso, ma comunque chissenefrega: ci sono morti che muoiono male e qualcuno che deve scoprire le ragioni (sempre losche).

TRAMA NEBBIOSA

Allora. Io volevo leggere questo libro perché sulle alette si anticipava che “mentre l’ex poliziotta Kate è in vacanza, ci scappa il morto” (inutile spiegarvi che ho riassunto e parafrasato) e ho sentito subito nostalgia della signora in giallo… ve la ricordate? Quella allegra vecchietta che dove andava lei, scattava la tragedia? Ecco. Nelle primissime pagine ci vengono presentate altre succulenti tragedie: Kate ha avuto un figlio con un serial killer, e lei e il giovane, durante un’immersione nelle acque di un bacino idrico della zona in cui vive, scoprono un cadavere. Perché piove sempre sul bagnato, no? Sia mai che scoprano una nuova specie di gambero d’acqua dolce, no, loro devono scoprire un cadavere. Fine dei drammi? Macché. Kate viene assoldata dalla mamma del ragazzo morto, Simon, che non ha più nemmeno il marito, e quindi vi consiglierei di leggere il libro solo per farvi capire quanto sia bella la vostra vita. Facciamo un veloce passo indietro: nell’incipit del libro abbiamo scoperto che il povero Simon è stato ammazzato da una persona che stava cercando di sbarazzarsi di un cadavere nelle acque del bacino, quindi siamo un passo avanti a Kate nella costruzione di un possibile quadro generale. A questo punto vi chiederete, come mi sono chiesta io: ma cosa c’entra la nebbia? Molto. Nel senso che partito il delicato meccanismo delle indagini, si scoprono cose molto inquietanti legate a questo luogo denotato dal bacino idrico di Shadow Sands, una lunga fetta di litorale piena di misteri e leggende metropolitane sulla “rolling fog”: le nebbia che sale dall’acqua e che fa scomparire le persone…

FINE TRAMA NEBBIOSA

Parliamo di sparizioni. Nebbie che coprono la brughiera e non solo, facendo da scudo a un mistero molto poco “leggendario”. La storia inizia con un depistaggio: il povero Simon vede qualcosa che nessuno deve vedere, sulle rive del bacino idrico di Shadow Sands, e noi lo sappiamo, nonostante azzoppati da una visuale “incompleta”. Lui viene ucciso, noi sopravviviamo per leggere tutto il libro e capire cos’abbia visto quel povero ragazzo, cercando di suggerire a Kate (riciclata come docente di criminologia a Ashdean) e al suo aiutante Tristan che non devono bighellonare sulla vita di Simon, ma su tutt’altro. Non ci sentono, anche se urliamo forte.

L’autore continua a essere molto generoso con noi, piazzandoci sempre un passo avanti a tutti quanti: introduce il personaggio di Magdalena Rossi (italiana, siamone fieri), una docente che sta studiando le leggende metropolitane del Devon e della Cornovaglia, in particolare quella della nebbia che fa sparire le persone, e che aiuta i nostri eroi a uscire dal vicolo cieco di Simon per approdare a una catena di delitti che gli precedono, e da parecchi anni. Meglio che non vi dica come li aiuta…

Vi basti sapere che il bacino idrico e la nebbia finiscono per diventare veri e propri personaggi del racconto, continuamente tirati in ballo dalla coppia di investigatori e censurati dalla polizia locale, chiaramente decisa a chiudere tutti i casi di sparizioni con la scusa meteorologica: la nebbia ha colto queste persone all’improvviso e le ha fatte rotolare dalla brughiera fin dentro le acque del bacino. Ci piace vincere facile, eh? Che ci sia dietro un complotto!? Sono stati i no-vax?

Insomma, un thriller che mette tanta carne sul fuoco, riuscendo a cucinare una buona storia senza sbruciacchiature. Beh. Niente consigli, finché rimango nel novembre thriller, a parte quello di resistere all’impulso di decorare l’albero e, ovviamente, di stare a casa nel mezzo delle nebbie padane. Ah, scusate, anche quello di non soccorrere le persone che trovate sul ciglio della strada, anche se sembrano innocui vecchietti. Non dico cazzi loro, eh, ma scegliere di fare una chiamata anonima ai carabinieri mentre correre dritte filate a casa, mi par molto saggio.

“No no, si figuri. Ha tutto il diritto di stare… così”
“Le capita mai di sentirsi come se nessuno la prendesse in considerazione, nessuno la ascoltasse?”
“In pratica è la storia della mia vita”, disse Kate mestamente.

Giulia

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