July 26, 2021

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 3 min.

Il caldo dà letteralmente alla testa. Più alla mia che alla vostra, eh, che sto per proporvi un film che probabilmente farà lanciare l’i-phone con cui mi state leggendo contro il primo muro disponibile (mandatemi il conto, voglio prendermi le mie responsabilità.), ma d’estate, col caldo che (vedi intro), cosa vogliamo fare? Metterci a disquisire di profondi film d’amore? Magari d’autore??!? Da brave. Sedetevi, lasciate che il cervello vi coli dalle orecchie, e fatevi cullare dall’assurda narrazione made in “la compa di attori di Adam Sandler”, che comunque ottiene, e secondo me a ragione, un 79% di gradimento complessivo degli utenti di Netflix.

Ecco a voi la recensione del follemente leggero a tratti conturbante film romantico comico demenziale (giuro che adesso la smetto e vi dico il titolo) La Missy sbagliata, il cui inizio sembra una pubblicità progresso contro gli appuntamenti al buio.

TRAMA CON SPOILER SUFFICIENTI A FARVI CAPIRE L’ANDAZZO

Il pover’uomo Tim vive un’esperienza traumatica con tal Missy, psicopatica ragazza dotata di un’autostima che le consente di dire “ti amo” al primo appuntamento e “smettila di scoparmi con gli occhi” a un manzo di Riace seduto oltre il malcapitato Tim, nel locale deputato al loro primo appuntamento al buio. Ovviamente, lui resta seriamente traumatizzato. Dopo tre mesi, grazie a uno scambio di valigie in aeroporto, lui incontra una donna di nome Melissa, dalle fattezze e soprattutto dalla salute mentale decisamente migliori rispetto a quelle della Missy iniziale. Sentite puzza di misunderstanding?! Ehbehhh, si sente addirittura dal titolo, questa puzza di sfacelo. Ci facciamo elegantemente aria con un ventaglio e proseguiamo nella visione del futuro protagonista maschile che, come tutti gli uomini a contatto con delle sottane, sceglie di prestare più attenzione al contenuto di un messaggio per la donna avvenente dell’aeroporto rispetto al contatto a cui lo manda realmente. Non faccio altro che pensare a te… e… scatta l’invito a un meeting aziendale durante cui Tim dovrebbe accaparrarsi un posto da dirigente conteso da una collega soprannominata “Barracuda”. Il condizionale è d’obbligo, soprattutto quando la donna a cui arriva l’invito, la Missy sbagliata, si presenta a bordo dell’aereo con la sua solita dose di psicosi da esorcismo. Il pover’uomo, non abbastanza bastonato dal destino, incontra poi la sua ex non appena mette piede in albergo, ora fidanzata con un imbecille collega di entrambi. Inutile dire che il meeting lavorativo parte con il piede sbagliato, con una mina vagante come Missy che riesce a inanellare una figura di merda dietro l’altra, compreso far litigare il capo di Tim e sua moglie, in un crescendo adrenalinico che porta Tim a rendersi conto che… beh, Missy non è propriamente la scema che aveva creduto che fosse: si scopre infatti che è una dottoressa specializzata in terapia di coppia, chiropratica e persino ipnotizzatrice, e, nonostante il modo poco filtrato di presentarsi al mondo, si rivela estremamente utile alla crociata lavorativa di Tim. E quando torna la ex… si rivela utile persino a far tornare in moto la sua sfera sentimentale. Quando torna la giusta Missy, poi…

FINE TRAMA CON SPOILER SUFFICIENTI A FARVI CAPIRE L’ANDAZZO

Ci impiastricciamo le mani giocando con la costruzione dei personaggi? Dai. La protagonista femminile inciampona, tipica dei film romantici, in questo film “da gustare sotto l’ombrellone” viene interpretata dal protagonista maschile. Mi pare ovvio che sia lui a essere immerso nei guai fino al collo: solo, poco amato dal capo, circondato da colleghi discutibili, vessato da una Missy ingombrante… la quale, folle come un fuoco d’artificio, se ne guarda bene dall’essere una damigella contrita e in perenne bilico su terreni piani e problemi estetici o economici. Tra l’altro lui si fa di quei voli da rottura di caviglie… robe circensi. Comunque, lei fa l’eroe e credo che ognuna di noi dovrebbe prendere spunto per rinsaldare autostima e affini, ma soprattutto per prendere il treno sul binario “non mi interessa cosa pensano gli altri di me e 3/4”, rivelando, a mano a mano che il meeting di lavoro e con esso gli esercizi di team building, delle capacità insospettabili. Wonder Woman, ciaone.

Lui, se proprio devo mettere dei puntini sulle i e individuare qualcosa che si appollaia nella tradizione narrativa, e quindi in un ruolo “decodificato”, casca nella parte destinata agli attori comici: non particolarmente bello, ma simpatico, arrendevole, dolce, il classico Pieraccioni ammmerigano che ti conquista per la sua goffaggine, invece che per la figaggine. Solo che qui non ritroviamo la gnocca che preferisce il goffo al figo (apro la parentesi per dirvi che vi risparmio l’apertura della parentesi), ma una fuori come una palla di cannone, che altera ogni tipo di costruzione narrativa per darci una lieta novella: puoi essere l’eroina anche se non sei bella, se non inciampi, se non sei amorevole, se sei adorabilmente buffa (che sarebbe l’altra faccia della medaglia della gnocca), soprattutto, puoi essere estremamente intelligente anche se i tuoi modi sfacciati sembrano provenire da una lunga detenzione in una casa di cura per malati psichiatrici. Dopo essere stato quasi sbranato da uno squalo, Tim riesce a parlare con Missy e chiederle quale tipo di problema neurologico abbia per comportarsi in quel modo. Lei risponde in un modo incredibilmente molto puntuale: “se vuoi una ragazza che stia seduta in hotel e che sia felice ogni sera come un noioso sacco di patate e che puoi scoparti e con cui poi non devi parlare per tutto il giorno, beh, allora hai sbagliato Missy!”. Chapeu.

ANZI!!! Lei diventa talmente assurda, menefreghista, anticonvenzionale e (scusate la ripetizione a nastro) psicopatica, da rappresentare esattamente il sogno erotico di qualsiasi uomo: libertina, sfrontata, maniaca, una capace di zompare addosso al semi sconosciuto Tim dicendo sorridente: stai pensando a lei, vero?! Arrivando addirittura a gettarsi da una scogliera per non sbugiardarlo con la moglie del suo capo, a cui ha raccontato cose riguardanti la Missy giusta, e a invitare “lei”, la ex, per un ménage a trois. Dal canto suo, la ex si vede costretta a provare una gelosia bruciante nei confronti di una ragazza che sembra essere una figura di merda con le gambe, inappropriata all’ennesima potenza, ma proprio per questo quasi impossibile da eguagliare. La ex si annulla in quel movimento psicologico denominato “in amor quando non ce l’hai dopo essere stato con me?!”. Ovvero una sapiente treccia fatta con le morbide ciocche di “in amore vince chi fugge”, “scopri il valore di una cosa quando non ce l’hai più”, “come si permette di essere felice dopo essere stato con me?!”

Quindi, quali sono i punti salienti su cui ci dovremmo soffermare per spremere qualche spunto riutilizzabile nella vita reale? Mmm. Io due o tre ne avrei. Passo a elencarveli.

Primo spunto riciclabile: avete presente tutti quei consigli prodigati generosamente dalle vostre amiche, dalle mamme, dai manuali, ma pure dal buon senso, eh, che vi dicevano come comportarvi con un ragazzo al primo appuntamento? Cancellate tutto. Benzina. Fiammifero. Tutto alle braci: volete fare qualcosa di sconveniente il primo secondo utile in cui siete con un ragazzo sconosciuto? Fatelo. Levatevi la voglia di essere come diamine vi pare, se lo desiderate. Niente dietrologie, niente manovre, vuoto pneumatico. Non credo che potreste arrivare a estrarre una mannaia dalla borsa come Missy, quindi, tutto sommato, andate tranquille!

Secondo spunto riciclabile: attenzione a chi inviate i messaggi. State attente. Cercate di non salvare con lo stesso nome due persone diverse o, nella difficoltà di poter ribattezzare la gente a vostro piacimento, aggiungete degli aggettivi qualificativi molto specifici dopo il nome, tipo GIACOMO PUZZOLENTE, ANDREA MANZO, che non sono cose da voto delle medie, ma accortezze che ti salvano la vita. Non siamo mica superficiali, noi altre!

Terzo spunto riciclabile: mah. Qui ve l’ho già detto. Ve l’hanno detto anche molti film della Walt Disney, ma vi sembra il caso che me ne stia al mio posto? Ma va. Non giudicate dalle apparenze. O meglio, capita che si incontrino delle persone che vi trasmettono delle sensazioni “a pelle”. Altri che vi fanno venire voglia di scappare urlando. Come verificare se la vostra pelle e il vostro terrore sono stati parametri di giudizio corretti? Se avete tempo di approfondire, approfondite. Non si sa mai cosa potete scoprire sul conto di alcune persone…

Giulia

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