September 12, 2019

Categoria: Poteri

Tempo di lettura: 2 min.

Mi piace pensare che la peggior versione di me stessa sia quella che si trascina fuori dal letto al mattino con i capelli arruffati, grazie a un supremo sforzo di volontà, e ciabatta ciondolante fino al bagno con l’occhio cisposo e infine arranca fino alla cucina per farsi un’endovena di caffè. Muta, naturalmente, o quasi, per le successive due ore, il tempo di lasciare alla caffeina l’opportunità di farsi largo nell’organismo e di risintonizzare i chakra con l’universo.

Se dovessi chiederlo ai miei famigliari probabilmente direbbero che quella dell’annata 2003/2004 abbia collezionato 10000 punti fragola in un solo botto grazie all’ultimissimo esame di economia politica fatto sul filo del rasoio (il timore della debacle era così persistente da avermi trasformata, da non credente, in un alberello ambulante di rosari, coroncine ecc… un momento di conversione spirituale per convenienza direte voi sprezzanti, già, ma non avete mai fatto i conti, forse, con il terribilissimo professor B., terrore di tutti gli studenti, distruttore di medie, castigatore di serate trascorse a vedere Amici invece di sudare sui sacri testi di macroeconomia e affini, insomma, il Satanasso incarnato per i poveri universitari che avevano costruito tutta la loro carriera accademica, dalla prima elementare in poi con il preciso scopo di non dover fare più di 2 + 2, senza riporto e solo in caso di necessità) e il successivo delirio tesistico, un campo minato che avrebbe scoraggiato anche i più temerari e coriacei. Mordevo (a parole), sempre sull’orlo di una crisi di nervi, facendo terra bruciata intorno a me. A distanza di anni mi chiedo ancora come sia riuscita a conservare anche solo uno straccio di amicizia.

Ahimè, temo però che questi “pittoreschi” ricordi facciano ancora poca concorrenza a pigrizia cronica e occasionale svogliatezza. In compenso posso raccontarvi come un’amica riuscisse a gestire il telecomando del televisore usando i piedi quando stava sdraiata sul divano e non voleva tirarsi su anche solo per cambiare canale, sciroppandosi ore di televendite non volute.

Certo, poi ci sono quelle volte in cui non solo “ti senti”, ma anche gli altri ti ritengono “la versione peggiore di te stessa”, senza se e senza ma e, soprattutto senza appello. Per esempio, quando pur potendo fare una singola, minuscola “buona” azione, te ne infischi con consapevolezza.

Certo, non è sempre possibile essere “al nostro meglio”, perché siamo essere umani, incasinati, caotici, ecc.. C’è poi da discutere su che cosa sarebbe il nostro peggio vs meglio: la donna che sgrida perennemente a squarciagola i figli? Quello che picchia i cuccioli? Colui o colei che saltano la fila con l’inganno? E il meglio? Beth di piccole donne che curava gli ammalati e suonava divinamente il piano? Suona o non suona un po’ riduttivo anche a voi, in modo particolare perché, generalmente, ci sforziamo (o ci viene naturale, se siete Beth) di essere individui sulla soglia della decenza che non buttano le carte della caramelle per strada e danno indicazioni ad autisti e passanti in panne? Dite che basta questo?

E voi vi ricordate quando siete state o vi siete sentite “la vostra peggior versione”? Condividetelo con noi!!

Marysun

Cosa ne pensano le altre Grrr Girls?

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