September 12, 2019

Categoria: Consigli utili

Tempo di lettura: 3 min.

Ora, non so voi, ma io mi sono fracassata gli zebedei a forza di sentire che dobbiamo andare incontro alla miglior versione di noi stesse, perché non sono totalmente sicura che la mia miglior versione sia una cosa socialmente accettabile. Voglio dire, quale sarebbe il significato recondito delle parole “la miglior versione di me stessa”, che devo uscire truccata 24 ore su 24? Che devo riempirmi di gioielli arrivando a pesare 3 chili in più di quanto peso solitamente, ed è già una cifra al limite del “normale”? Devo farmi bionda e lavarmi con lo shampoo promosso da Chiara Ferragni (ovviamente menzionando biondume, gioielli sparsi per tutto il corpo e trucco resistente al vivere quotidiano, NON STO ASSOLUTAMENTE PENSANDO A TE, mia cara Chiara Ferragni)? Non capisco. Devo mostrare il top di gamma delle mie qualità interiori? Uscire perennemente sorridente, disponibile, affabile, comprensiva, gioiosa, spigliata, serena? Assomigliando quindi a un cartellone pubblicitario, invece che a una persona normale?

Perchè qui, a mio avviso, si è perso proprio il senso della parola “normale”, che un po’ mi si aggancia al senso della parola “vero”, ma mica della verità di cui sono portatori i concorrenti di reality (“Come mai ho limonato duro un perfetto sconosciuto dopo solo 24 ore che sono qui dentro, nonostante sia in procinto di sposarmi? Perchè qui dentro le emozioni sono amplificate, voi non potete capire! Non è una strategia, io sono una persona vera!”). E anche qui ci sarebbe da chiedersi: che cosa vuol dire che sono “una persona vera”? Che non sono un cyborg? Che non sono un bambolotto gonfiabile? Un replicante? Ma boh. Sono sicura che starete pensando che ho le mie cose (no), ma il fatto è che mi sento a pezzi. Sono stressata ai massimi livelli, perchè io, e, attenzione, STO AMMETTENDO CHE POTREBBE TRATTARSI DI INVIDIA, ultimamente non riesco nemmeno a pettinarmi e arrivare alle 10 del mattino senza che una delle mie figlie mi abbia vomitato qualcosa addosso, figuriamoci uscire agghindata a miglior versione di me stessa. Come fai, Chiara? Ti prego dimmelo, perché anche tu hai prole. Leone non vomita? Non favorisce lo spostamento di liquidi appiccicosi dalla sua alla tua persona?

In virtù di questa impossibilità, io la miglior versione di me stessa proprio non la voglio. Anzi, vorrei essere libera di fare schifo. Il problema è che non posso nemmeno arrivare alla peggior versione di me stessa, perché mi chiamerebbero gli assistenti sociali.

E’ un bel probema. E poi, scusate, ma la miglior versione di me stessa corrisponderebbe alla miglior versione della moglie di mio marito? O della mamma delle mie figlie? Perché quella volta che mi sono guardata 5 stagioni de “I Goldbergs”, che parla di una famiglia guidata e coccolata dall’onnipresente mamma, e mi ero incaponita a voler diventare la mamma Goldbergs, la mia primogenita ha chiesto a Marito se potevano trasferirsi dai nonni. Mbeh? Che famo? Famo che ora vi regalo la perla di saggezza. Basta domande. Basta lamentele. Ma soprattutto, ‘fanculo alle versioni. La mattina, quando vi svegliate, fate in modo di lavarvi almeno i denti e vestirvi con qualcosa che non vi faccia arrestare per oltraggio al pudore, poi uscite e vivete.

Invece di andare incontro a qualche fantomatica versione di voi stesse, tentate di trovare un compromesso tra quello che vorreste e quello che dovreste fare, come donne, come mamme, come zie, come lavoratrici, ma pure come gente che non c’ha un cazzo da fare.

Che vogliate cambiare il mondo, battervi per il riscaldamento globale o tentare un furto in periferia, sappiate che non esiste una miglior versione di voi. Esiste quel momento in cui siete al meglio delle vostre possibilità. Poi passa. Nel frattempo la vita vi investe con il suo carico di sorprese e imprevisti, ma chissenefrega, la cosa bella sta nel sapere che potete farvi un culo quadro per essere al meglio, e poi rilassarvi, essere normali, e poi ancora tornare al meglio, o provarci e fallire miseramente, per poi schiantarvi sul divano con il sacchetto del Mc Donald’s e poi ancora pensare che quando eravate al peggio vi sentivate al meglio, perché la miglior versione della vostra ansia da prestazione non esisteva. Preferirei fermarmi qui, altrimenti finiamo come in quei film che parlano di viaggi nel tempo e devi capire come il protagonista del presente incontri quello del passato che poi incrocia un cugino del futuro ma poi capisci che uno dei tre non esisterebbe se non fosse che quello del presente ha fatto una cosa aiutato da quello del passato a cui succedono cose nel presente che sarebbe un suo futuro distopico e quindi quello del futuro non distopico comincia a diventare trasparente… insomma, se non avete un disturbo bipolare o una personalità multipla, lasciate perdere le versioni.

Giulia

Cosa ne pensano le altre Grrr Girls?

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