December 13, 2021

Categoria: Consigli utili

Tempo di lettura: 3 min.

Laurè, sei pronta? Dai che ci aspettano! Esseddiovuole è l’ultima! Bella l’opera, bella la Scala, ma mo’ basta!”
“Papà, sono pronta. Quando vuoi!”
Sergio Mattarella e la figlia Laura raggiungono l’auto blu per raggiungere il teatro alla Scala.
E’ il 7 dicembre e, come tradizione vuole, stasera si tiene la prima alla Scala. Evento atteso da tutta la borghesia meneghina, ma vetrina per tanti arrivati, politici, gente di spettacolo. Forse l’evento più mondano, proprio nel giorno del santo patrono Ambrogio. Sergio Mattarella è in auto con Laura, la figlia. Guarda le luminarie e pensa che questa sarà l’ultima volta che attraversa le strade di Milano da presidente della Repubblica. Non ne può proprio più. E’ da due anni che attende questo momento: gli ultimi mesi per tutti i Presidenti sono i più duri, perché non vedi l’ora che finiscano. Per lui un po’ di più, vista la situazione degli ultimi due anni.

A scuola, quando si studiano come vengono ripartiti i poteri dello stato italiano, sembra che il Presidente della Repubblica abbia un ruolo di rappresentanza e poco più. In realtà, il povero Mattarella e altri prima di lui si sono trovati a dover gestire intere crisi di governo, esercitando un potere fondamentale come quello di verificare la maggioranza in parlamento ed eventualmente sciogliere le camere. Anche a lui è toccato. Ed è sempre stato equilibrato nel gestire quelle situazioni, a volte create da pseudopolitici che ballando nudi al Papete hanno creato crisi di governo, mentre l’Italia si arrostiva al caldo dell’estate, inconsapevole che sarebbe stata l’ultima estate nella quale permetterci di non conoscere amuchina, mascherina, vaccina (licenza poetica).
Eccola piazza della Scala: “Mizzica, che splendore!” pensa Serio, mentre l’ansia comincia a salire. E’ vero che Mattarella non vede l’ora di andare a Mondello a mangiarsi un gelato da pensionato, ma è altrettanto vero che gli ultimi giorni che stai per fare una cosa anche spiacevole, sono giorni in cui ti prende un groppo in gola.

“Laura, si va in scena. Attaccati al mio braccio, che entriamo. Bella sei, appapà!”
Il Presidente della Repubblica entra dentro al teatro alla Scala, al braccio di Laura. Si apre la porta del palco e al comparir della chioma bianca del Presidente, la gente comincia ad applaudire. Si alza in piedi tutto il teatro. “Oddio, che affetto! Santa Rosalia, sono tutti in piedi” CLAP, CLAP, CLAP. “Vi saluto e vi benedirei pure, ma non sono il papa” CLAP, CLAP, CLAP. “Miiiiiiii e quanto affetto!” CLAP, CLAP, CLAP. “Ora pero mi fate piangere. E non posso, sono pur sempre un uomo delle istituzioni!” CLAP, CLAP, CLAP. “Santuzza mia! Quanto mi voglio bene ‘sti italiani, manco allo stadio mi hanno applaudito tanto!” CLAP CLAP CLAP. La gente comincia urlare “BIS, BIS, BIS”
“Cosa stanno dicendo adesso?” CLAP, CLAP, CLAP. “Biiiiisssss?? Ho sentito bene? Ma il bis si chiede alla fine dello spettacolo. Perché lo stanno chiedendo adesso?” CLAP, CLAP, CLAP. “BIS, BIS, BIS!” “Ah, ma lo spettacolo è il mio mandato?” E quindi il bis è riferito al mio mandato?” CLAP, CLAP, CLAP. “Nun ci nesci niente pa gatta!” (che letteralmente significa non rimane neanche una briciola per il gatto, ma che a Napoli tradurrebbero con mang pu c..zz e in italiano: neanche per sogno, ma in siciliano e in napoletano rende meglio).

Quando finalmente l’Inno di Mameli mette fine a cinque minuti di applausi, il presidente sussurra alla figlia: “Laurè, prepara un biglietto di sola andata per Palermo, con data 1 febbraio NON RINNOVABILE!” E noi italiani saremo sempre più orfani… PARAPA, PARAPA, PARAPAPAPAPAPA’.

Cindy

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