November 2, 2020

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 2 min.

Nel 1983 Walter Tevis diede alla luce La regina degli scacchi, libro da cui è stata tratta questa miniserie omonima in 7 episodi tutti da gustare su Netflix. Quattro dei suoi 6 romanzi diventarono film, cosucce come Lo spaccone, Il colore dei soldi e L’uomo che cadde sulla Terra, per intenderci. Ma lasciamo la libro-cinefilia ad altri e lanciamoci invece nell’universo scacchistico della serie del momento.

Beth Harmon, (Anya Taylor-Joy), ha imparato a giocare a scacchi nello scantinato dell’orfanotrofio in cui è finita, siamo in America e la storia che la vede protagonista si dipana nella seconda metà degli anni Sessanta, quando la bambina, ormai diventata una brillante giovane donna, comincia a partecipare a tornei popolati da uomini che hanno più del doppio dei suoi anni e che si prendono molto sul serio. Beth, invece, è giovane, rossa di capelli e un genio degli scacchi con un passato turbolento. Diciamo che gli ingredienti ci sono già un po’ tutti per creare una serie avvincente che mescoli atmosfere glamour, riscatto sociale, un pizzico di amore e, naturalmente, i venerati scacchi.

Vi dirò che per me, che ho frequentato per anni un corso di scacchi all’università delle tre età, è stata una sorpresa e una gran gioia constatare che sì, anche questo gioco, che secondo gli stereotipi viene visto come “noioso”, troppo “impegnativo”, da “vecchi”, ecc… può diventare una serie glamour con una protagonista a cui copiare l’outfit (sì, ok, solo nei miei sogni, ma vabbè, cos’è adesso serve un dpcm anche per questo?).  Questa è la serie che con la sua trama accattivante, la sua protagonista tosta e al contempo fragile, l’ambientazione studiata, può farvi ricredere sugli scacchi e portarvi a rispolverare quella scacchiera in mogano contraffatto che tenevate in salotto solo per bellezza.

Ci vuole però una premessa, sì va bene, forse avrei dovuto dirvelo prima, ma giuro che non vi ho ingannate (non di proposito), potete seguire benissimo la Regina degli scacchi anche senza sapere cos’è un pedone, un gambetto di regina, un arrocco fulminante o una difesa siciliana, perché la spianata di torri, alfieri e cavalli è il mezzo intorno a cui gira tutto, ma non vi si chiede di diventare Bobby Fisher per seguirlo (e no, prima che me lo chiediate, alla fine di 7 episodi non sarete in grado di battagliare contro Kasparov, però magari se la cosa vi incuriosisce potreste aver trovato una nuova, bellissima passione).

Già, perché come viene sottolineato nel corso della serie, per giocare ai livelli di Beth Harmond ci vuole dedizione, ossessione e, nel suo caso, anche una piccola spinta in più, che però non vi riveliamo… altrimenti, che gusto c’è? Quindi lasciatevi sedurre dal “matto del barbiere” e soprattutto dall’affascinante e “spietata” Beth Harmond, magari anche solo per provare massima goduria (quasi ai livello di Eowin in Il Signore degli Anelli) che straccia tutti gli avversari maschi che non le darebbero un nichelino solo perché giovane e donna. Mai come prima in questa rubrica Grrr Power forever anche negli scacchi! E voi quale pezzo sceglierete per la vostra apertura?

Marysun

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