January 27, 2023

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 3 min.

Se dovessi presentarmi in poche parole userei le seguenti: “ciao, sono Giulia, ho i nuovi 20 anni, acquario, odio gli aforismi”, ragion per cui se qualcuno scrive un libro che me li abbatte con un machete, gli aforismi, io lo recensisco.

Toh, tal Mark Manson ha scritto in modo impeccabile e gustoso un libro di auto aiuto che prende per il culo i libri di auto aiuto e che si chiama La sottile arte di fare quel c***o che ti pare.

Mi aveva convinto al ciao, inutile dirlo, come aveva convinto allo stesso punto altre migliaia di persone che gli hanno spedito il libro in testa a tutte le classifiche di vendita, immagino.

Partiamo da qui. Cosa dice degli aforismi? Beh, niente. Parla però, e subito, in quella che potremmo considerare una deliziosa introduzione alla delicata arte dell’aiuto aiuto, dell’idiozia del doversi ripetere mantra e aforismi ogni santo giorno. Le persone felici continuano a ripetere che sono felici? Mmh. No. Ma soprattutto, abbiamo una vaga idea di cosa sia la felicità? Come raggiungerla, come mantenerla, dato che la piaga dell’uomo evoluto sembra essere la costante indefessa ricerca di quella cosa che può farci vivere un’esistenza serena e libera da ogni male? Già qui io mi son bullata del fatto che io, la ricerca costante e indefessa, ce l’ho per la dieta. ‘Fanculo a me e ‘fanculo a tutti gli altri ricercatori.

Perché ‘fanculo a me? Perché tra i falsi miti moderni che lo scrittore abbatte c’è quello dell’essere speciale. Siamo uguali a milioni di altre persone, con le quali condividiamo problemi e ricerche, e prima ce lo metteremo in testa, e prima smetteremo di perdere tempo a incensarci e pretendere che tutto ci sia dovuto invece di fare qualcosa di utile, tipo migliorarci. Perché ‘fanculo agli altri? Perché la felicità non è costante, infinita e eterna, non è qualcosa che estrai da una roccia o che ti trovi dopo un lungo insidioso cammino di sacrifici, è quella cosa che focalizzi quando chiudi il libro di favole e capisci che non puoi evitare in alcun modo dolori e delusioni: la vita è un succulento insieme di problemi, quali vuoi risolvere, sapendo che avrai le energie sufficienti a combattere per risolverne solo alcuni, ovvero quelli che ti impediscono di vivere una vita felice? Risolvi i problemi giusti e sarai felice per un tempo limitato, durante il quale puoi tirare il fiato e affrontare quelli successivi. La vita non è cattiva, è che la disegnano così. Vai pure a lamentarti col disegnatore, vai. Io e Mark ti aspettiamo qui.

Ah, il libro ha un linguaggio informale, per cui cazzo e scopare e altri bei termini sono all’ordine delle pagine. Una bellezza. Il linguaggio schietto ci restituisce l’efficacia di quello che stiamo leggendo, consigli che sono veri nella misura in cui non sono edulcorati, le cose patinate le lasciamo alle riviste di moda e la pillola indorata a… ma era Mary Poppins? Attraverso pezzi di biografie famose, puntuali esempi d’errore di chi ha vissuto inseguendo o rinnegando dolori e delusioni, e decostruzioni del meglio del carnet della felicità fast believe e take away comprati da catene di filosofie di vita o santoni vari, Manson ci insegna a cambiare prospettiva, a smettere di credere per pensare, se non proprio a agire. Un toccasana per chi, come me, ai nuovi 20 anni ancora si chiede se sta credendo nei giusti valori e ha capito a che santo (non santone) votarsi, nella vita.

Cinquecento anni fa i cartografi credevano che la California fosse un’isola. I dottori credevano che incidere il braccio di una persona (o farla sanguinare da qualche parte) potesse curarla. Gli scienziati credevano che il fuoco fosse composto di una sostanza chiamata flogisto. Le donne credevano che spalmarsi sul volto urina di cane avesse un effetto antinvecchiamento. Gli astronomi credevano che il Sole girasse intorno alla Terra. Quando ero piccolo, pensavo che “mediocre” fosse un tipo di verdura che non volevo mangiare. Pensavo che mio fratello avesse scovato un passaggio segreto in casa di mia nonna perché poteva andare in cortile senza dover uscire dal bagno (vi faccio uno spoiler: c’era una finestra).

Giulia

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