June 16, 2023

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 3 min.

Mi scuso per il tempismo della recensione. Al cinema trovate Fast X, ma voi saprete certo capire la differenza tra una pellicola cinematografica che si scaglia ripetutamente contro le leggi fisiche e una nuova opera letteraria di quella penna inesauribile di Miss Black. Opera, che, peraltro, aggiunge un nuovo tassello alla serie Sesso&Potere, che sto per scrivervi in rosa. Del resto, il genere a cui appartengono libro e serie è quello. Dio, ci sarebbero rosa e rosa, a ben guardare, c’è pure lo sbiadito. Ma qui abbiamo a che fare con il rosa al quadrato, al cubo. Quel rosa talmente intenso da vederci dentro sfumature politiche (in questo specifico caso), fantasy, sociali, storiche, sempre erotiche… colpa mia, se avete visualizzato la Big Babol. Mettiamola così: un normale libro rosa sta al rosa Miss Black come un chewing-gum sta alla Big Babol.

Oggi mi avvalgo delle parole di un’altra penna straordinaria, quella di Barbara Morini, che si prende in carico la recensione in senso assoluto, quella dell’intera serie Sesso&Potere, lasciando a me il relativo, ovvero il settimo e probabilmente ultimo libro, L’autista.

Ora. Io e Barbara dicevamo giusto l’altra sera che la nostra Miss sa tutto di tutto. Giuro che la vorrei vedere al Milionario. Vabbè, la vorrei vedere in generale, ma lì ce la vedrei proprio bene, che risponde alle domande sbadigliando, tant’è la noia. Quanti libri ha scritto? Tanti. Riesce a spaziare dalle questioni di un mondo immaginario a ogni sfera del nostro pianeta, e mica in punta di piedi, arrabattando qualche spiegazione risicata per spingere la trama dove dev’essere spinta. Ha sempre il controllo puntuale di ogni argomento. Ogni mestiere. In questo caso, di ogni carica e funzionamento militare, spionistico, politico e logistico di paesi immaginari, ma talmente vividi da risultare un modellino in scala del nostro bel mondo reale. Scusate, passo la parola a Maria:

“Se ci fosse la possibilità di inserire una destinazione fra le mete che nella vita vorrei raggiungere, sarebbe sicuramente le Svetlands. Purtroppo ottenere il visto è impossibile dato che le Svetlands non esistono a meno che Miss Black non abbia l’accesso alla Diagon Alley svetlandese, allora io sono già là. Sei libri, sei protagonisti a detenere il cancellierato, intrighi di potere, giochi di scambi e favori politici, che vedono frapposti i Libdem e i Conservatori. E se mi chiedete a chi andrebbe il mio voto, vi dico con estrema sicurezza a Norman Doyle. Cinque mandati consecutivi, uno scandalo per coprire uno scandalo, un amore per il suo partito e la politica che solo Hanna Faye, étoile e poi moglie riuscirà a capire.

E se la raccolta si intitola Sesso&Potere forse lo dobbiamo all’esordio di questi due protagonisti o presumibilmente perché le due attività sono fortemente correlate? Niente spoiler, chi lo ha letto capisce, chi lo leggerà capirà fin dalle prime righe.
Reid Tuner, conservatore e successore di Doyle non riuscirà a terminare il mandato, ma lascerà il numero uno di Svetlands Avenue con una moglie, giornalista di una testata libdem: quando gli oppositori si attraggono.
Diversa la sorte di Mirian Winchester che dopo aver raccolto le ceneri di Turner e aver governato per cinque anni, non vedrà la fine del secondo mandato lasciando il testimone al marito Ray Brennan suo first gentleman ed ex political advisor, che diventerà primo ministro dopo Sherman Lyndon, ex militare che ha sposato la sua guardia del corpo. E in questa alternanza di governi, in uno scenario di vicissitudini politiche e umane si arriva alla possibile successione del cancelliere Brennan…”

La storia si muove avanti e indietro nel tempo, altrimenti non capireste come mai la candidata alla cancelleria Sloane Wood assuma il mezzo kaldese e completamente misterioso Anton Sokolov come autista, un losco figuro che nessun campaign manager consiglierebbe di avere intorno per vincere il corroborante gioco del farsi amicizie politicamente utili (un gioco che va vinto ben prima delle elezioni). Ma almeno si sobbarca anche il ruolo di guardia del corpo, che a Sloane serve quasi come l’ossigeno, essendo il suo ex marito e ex ambasciatore svetlandese in Kaldes uno che, quando il gioco si fa duro, si nasconde in… stenderei un velo anti spoiler. Autista, guardia del corpo, e se si sobbarcasse un ulteriore ruolo? Le spalle larghe, il buon vecchio Anton, le ha.

Se togli ai personaggi il vestito politico (eh), ti ritrovi interazioni comuni, funzionamenti basali di noi poveri esseri umani che, nonostante ambizioni e afflati evolutivi, abbiamo bisogno solo di essere amati, per funzionare. Ci si rompe forte, e ci si rompe male, se siamo da soli. Ma ora vi lascio, vado a riprendere la serie dall’inizio. C’erano una volta un cancelliere e una ballerina…

Quel giorno mrs. Wood portava pantaloni a sigaretta neri, mocassini scollati piatti e un ampio maglione nero dalle maniche larghe. Non bastava a nascondere il fisico ancora sodo, il culo alto e le tettine a punta, e non doveva nemmeno farlo. Serviva solo a non sbattertelo in faccia, un po’ come l’ufficio di Amieto serviva a non sbatterti in faccia i suoi soldi.                                      «È naturale. Intende correre per la premiership, mh?»                                                                                                                                   «Be’, inizierei dalle primarie, se per lei è lo stesso».                                                                                                                                     Amieto accavallò le gambe.                                                                                                                                                                                    «No, vede. Non è così che funziona. I cinque mesi delle primarie fanno già parte della corsa per la segreteria, se dà per scontato di vincere le primarie. E noi lo diamo per scontato».                                                                                                                                         «Ah sì?»                                                                                                                                                                                                                       «Per forza. È così che le vinciamo: dandolo per scontato. Mi permetta qualche domanda».                                                         «Prego»

Giulia

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