September 19, 2022

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 2 min.

Quando ero una giovane studentessa universitaria, i cellulari non esistevano. Sembra passato tantissimo tempo, invece sono solo “25 anni fa” o giù di lì. Prendevo un autobus fino alla stazione di Brescia, poi un treno fino alla stazione di Verona (in realtà per un paio di anni quella di Milano). Poi cominciavo a percorrere il vialone alberato che mi portava in piazza Bra. Da casa mia fino a questo momento leggevo. Arrivata in piazza Bra, alzavo lo sguardo per un saluto all’arena, imboccavo via Mazzini, dove civettuolamente guardavo le vetrine, poi curvavo verso il lungadige e, superata la casa di Romeo e Giulietta, mi immergevo nuovamente nel libro.

Avevo sviluppato un super potere: leggere camminando. Ovviamente non potevo leggere libri troppo pesanti né per quantità di pagine che per argomento (anche se la prima volta che ho letto Delitto e castigo è stata in questa modalità). Una mia passione di allora era leggere i romanzi di Manuel Vasquez Montalban, che avevano come protagonista l’investigatore Pepe Carvalho: gialli intricatissimi, conditi dall’ironia sottile di Carvalho, con personaggi bizzarri e un po’ ai margini. Atmosfere un po’ decadenti, con amori che sembravano eterni, ma a volte duravano il tempo di una notte. Una piccola curiosità: Camilleri decise di chiamare Montalbano il suo celeberrimo commissario proprio in onore di questo scrittore, ormai morto nel 2003. E così, aggirandomi all’inizio dell’estate tra gli scaffali della mia libreria preferita, ho visto tra le nuove uscite Le terme di M.V. Montalban. Ho avuto dapprima un sussulto, pensando nel giro di pochi secondi: “Ahmaèancoravivoahnoèverocheèmortoallorasaròunoperapostuma”.

No, non si tratta di un’opera postuma, è un romanzo del 1986, del quale evidentemente Feltrinelli ha deciso di farne uscire una nuova edizione. Ho divorato il romanzo, ritrovando con grande piacere lo stile inconfondibile di Montalban, così ironico a tratti sfrontato.

Parlare di gialli è sempre complicato perché non si vuole svelare nulla, per non rovinare il piacere della lettura. Ma la cosa bella è di aver ritrovato un amico, con tanta gioia per averlo rivisto.

Dopo le prime righe, nella mia mente si è riaffacciato il personaggio di Carvalho, uguale a come l’avevo lasciato, senza neanche una ruga in più. Un po’ ingrassato per la verità, visto che il romanzo parte dalla necessità per Carvalho di perdere dei chili, ragion per cui si rinchiude in un centro termale, insieme ad alcuni personaggi che hanno la sua stessa necessità. Mentre siamo lì che ancora ridiamo per una spassosissima scena di un clistere e la laconica considerazione di quanto si paghi in questi luoghi per digiunare e farsi sottoporre a trattamenti invasivi e “umilianti”, avviene il ritrovamento di un cadavere. Che non sarà il solo nel romanzo. E da qui parte l’investigazione del mitico Carvalho che svolgerà le indagini con il suo consueto cinismo, per portare il lettore ad una sconcertante scoperta finale.

Cindy

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