February 23, 2022

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 2 min.

Breve storia felice: in questi giorni mi sono intrattenuta con due libri (in anteprima, pappappero!) delle geniali menti della Words Edizioni, e mi sentivo nello stato di beatitudine dei bimbi piccoli e paffuti che dormono tra le braccia della mamma. MA… mi sono resa conto che non sono ancora usciti, e quindi non li posso recensire (l’antagonista). Lacrime. Sono corsa dalla prof Cindy (la fata madrina). Lei mi ha passato un libro che, allo scoccare della mezzanot… adesso la smetto.

Sono piacevolmente stupita di recensire il libro Libri che mi hanno rovinato la vita e altri amori malinconici di Daria Bignardi. Beh, dato che siamo in confidenza, vi confesso che la parte del titolo e altri amori malinconici non l’avevo vista subito. E va bene, va bene! Ho googlato Daria Bignardi e me l’ha detto Google, che c’era un altro pezzo di titolo. Comunque prima o poi l’avrei capito.

TRAMA BREVE MA INTENSA

So che il titolo potrebbe suggerirvi molte cose: libri. Che. Le hanno. Rovinato la vita. Si tratta di questo, in sostanza, confermando che le nostre vite sono un mix (letale, eh) di scelte e influenze, incontri e parole. Soprattutto parole. Quelle che ci rivolgono e quelle che leggiamo per scelta, o, ancora una volta, per “caso”. Chiamiamola una biografia selettiva della giornalista italiana, il cui racconto in prima persona svela i momenti della sua vita segnati inequivocabilmente dalle narrazioni a lei care.

FINE TRAMA BREVE MA INTENSA

E insomma, come avrete capito, mi sono trovata tra le mani un libro che forse non avrei preso spontaneamente, ma che, proprio per questo, sono riuscita a apprezzare in genuinamente sorpreso, come quelle serate in cui non vuoi uscire, ti fa male la testa, ti sta sulle balle il 78% dell’allegra comitiva con cui stai uscendo e passi la miglior serata della tua vita. Stiamo parlando di Daria Bignardi, una che il fatto suo lo sa, nonostante si descriva come quella bimba poco atletica che, a causa di una mamma ansiogena, praticava lettura agonistica invece degli sport che avevano reso le amiche o i cugini più veloci o più acrobatici. Daria, la vogliamo mandare affanculo la competizione fisica, quando ci confessi di essere in grado di leggere trecento pagine in due ore e di averlo fatto per ogni giorno dell’anno? Io mi ritengo una bulimica letteraria, ma se leggo trecento pagine al giorno anche solo per tre giorni di fila, al quarto giorno mi vien giù il cervello dal naso come niente. E dato che io sono cresciuta nell’era dei supereroi, io questo lo chiamo un superpotere, senza offesa per Claudia che andava in bicicletta senza mani (che poi… è a farlo senza piedi, che la cosa diventa importante).

Non so che tipo di sostanza ci fosse nel caffè di Cindy quando presi il libro pensando a qualcosa di comico, una metaforica gita turistica sugli scaffali della Bignardi che mi avrebbe fatto divertire. Mi ha divertito, questo è poco ma sicuro. La nostra giornalista sa scrivere bene e sa agganciare la curiosità del lettore con pinze solide e ironiche, ma, ehi, i libri che le hanno cambiato la vita sono pacchi allucinanti. Pesanti, disturbanti, russi. No, scusate, russi non funziona da aggettivo qualificativo. Cambio con meravigliosi. Per cui ti ritrovi catapultata in quelle stanze circensi fatte di specchi, il cui primo riflesso, che pensi rivelare certi dettagli della vita della Bignardi, sta riflettendo la vita degli scrittori dei libri di cui parla, agganciato a quel riflesso laterale che ti informa del parallelismo tra quei personaggi e le persone che lo scrittore ha conosciuto e che poi rimbalzano sullo specchio delle riflessioni della Bignardi. Insomma, son destinata a perdere il cervello dal naso.

Ma, pur incuriosita dall’influenza che quei libri hanno esercitato sulla giornalista, mi sono riscoperta a essere invidiosa della sua cultura pantagruelica e della memoria che le ha permesso, a distanza di decadi, di trovare gli esatti passaggi che le sono sgattaiolati dentro e mostrarceli, con il plus di un approccio maturo. E il filo logico tra un libro e l’altro, diversi per segno e colore, viene rappresentato dai mesi che scorrono al posto dei capitoli, tracciando un percorso temporale della mente, lungo il quale ci sembra di camminare al fianco della Bignardi. Sul ciglio di una libreria infinita.

Vorrei che dicessero di me, quando sarò morta, che nella vita ero simpatica e ironica e non seriosa come nei miei libri. Sono seriosa nei libri? Forse un po’. Sicuramente lo sono sui social, non mi vengono quasi mai le battute spiritose, mentre vado forte col pathos.

Giulia

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