July 12, 2023

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 4 min.

Chi come me ha vissuto da ragazzino gli anni ‘90 di sicuro non ha dimenticato cosa succedeva di martedì sera su Italia 1. La musica era protagonista fino a mezzanotte con il mitico Festivalbar e poi…. e poi, c’era lui, Zio Tibia che faceva le veci di un Bim Bum Bam creepy, introducendo l’appuntamento estivo con “Notte horror”…
Aaaaaaah che bei tempi, e scusatemi se indosso il mio costume da super boomer, ma ho deciso che sfrutterò questo mio spazio estivo di recensioni cinematografiche proponendovi film “di paura” o quasi, dunque… Mal trovati, miei cari zombetti, come direbbe il caro Zio Tibia, nel girone di questo mercoledì (lo so lo so, notte horror andava in onda di martedì…) ho deciso di iniziare con qualcosa di leggero, se così si può dire (ridacchio e muovo le mie manone di gommapiuma), oggi vi parlo di Life – Non oltrepassare il limite, che trovate disponibile su Prime Video.

Se non avete idea di che tipo di film sto per descrivevi, potete fare un’operazione molto semplice: prendete Alien, lo unite a Gravity, e avrete Life – Non oltrepassare il limite, anche se bisogna subito sottolineare che dietro la trama di questo film c’è qualcosa di più profondo e filosofico. LNoiL (solita abbreviazione), è un film ad opera del regista Daniel Espinosa, colpevole di aver diretto l’infelice Morbius, ma che in questo caso è riuscito a dar vita ad un gioiellino che mischia Horror e fantascienza in una storia in cui si muove anche un cast di un certo livello, perché troviamo Jake Gyllenhaal, Rebecca Ferguson, Hiroyuki Sanada e Ryan Reynolds… insomma, un gruppetto niente male. Direi che si potrebbe partire osservando gli stessi poster promozionali che hanno quel sapore stilistico che avevano i primi Alien, infatti anche qui troviamo una squadra, un gruppo di persone, astronauti in questo caso, che lavorano su un’enorme stazione spaziale dall’aspetto realistico, quindi dimenticatevi le ambientazioni colorate e surreali de I Guardiani della galassia. La location è un ordinario luogo di lavoro i cui operano scienziati, così come la Nostromo non era altro che un Tir volante con camionisti spaziali. Il problema nasce quando i protagonisti entrano in possesso di un campione cellulare proveniente da Marte che si rivelerà essere qualcosa di speciale e, chiaramente, pericoloso.

E qui, come a solito, mi fermo, anche se non è difficile immaginarsi quello che può succedere. Eppure…. c’è un aspetto del film che lo rende diverso da altri simili in cui qualcosa di alieno e pericoloso prende possesso di un luogo ristretto o limitato come un’astronave. Qui c’è l’approccio scientifico. Innanzitutto alla cellula viene dato un nome e questo dà all’essere un’identità, una prova di esistenza sociale, e questa identificazione avviene in un modo particolare, rendendo l’evento una festa, perché in effetti, nel mondo reale, una cosa di questo tipo rappresenterebbe una novità da prime pagine di giornale, se non fosse che nel film si canta vittoria troppo presto. Proprio come l’uomo, l’elementare (almeno all’inizio) forma vivente si muove, reagisce in base agli stimoli e, soprattutto, si evolve. Da questo punto in poi la storia prende anche un verso meta filosofico, perché la cellula, proprio nel momento in cui viene chiamata comincia a cercare la propria identità sociale, e lo fa nel piccolo e claustrofobico contesto in cui si trova. Gli stessi personaggi, pur spaventati, ne accettano i logici e primitivi comportamenti, giustificati dalla mancanza di una serie di elementi che sono stati alla base dell’evoluzione dell’uomo stesso, preoccupandosi solo della propria sopravvivenza, a tutti i costi.

Su alcuni siti ho letto che L-NoiL, potrebbe essere considerato un nuovo modo di fare B Movie, perché nonostante l’elevato budget, è una storia che non pretende troppo dallo spettatore, e in effetti non approfondisce, ma lascia subire allo spettatore la stessa situazione degli astronauti, interpretati da attori tanto bravi da dare un senso al vuoto di informazioni. Non avrete spiegazioni, non ci saranno delucidazioni sulla creatura, ma vi assicuro che sarete rapiti completamente, dopo poco vi sentirete parte non attiva dell’equipaggio e vi sfido ad imparare la mappa della stazione, un aspetto ludico del film che aiuta il divertimento. Se siete arrivati fin qui a leggere, forse dovrei scrivere cosa rende LNoiL differente da colossi come Alien (e parlo del primo, eh) e in tutta sincerità credo che siano sostanzialmente due cose: l’aspetto visivo lontano dai tipici stereotipi fantascientifici del cinema anni 2000, con personaggi e ambientazione abbastanza realistici da far concorrenza alla visione di Nolan in Interstellar, e la costante ombra della riflessione filosofica che accompagna tutta le pellicola che si potrebbe riassumere brutalmente nel solito: stiamocene buoni sul nostro pianeta e non andiamo a disturbare altri mondi che poi va a finire male, e questo appunto rappresenta l’unico motivo del mio 7, la mancanza di qualcosa in più, di un elemento finale anche solo visivo che non mi faccia avere déjà-vu, riportandomi alla mente gli epiloghi de La cosa, in cui l’uomo non può nulla.

Però sapete una cosa? Nonostante questo vuoto che viene lasciato anche una volta giunti al termine, un vuoto muto e senza speranza come lo spazio, il film funziona, perché forse è proprio lì che voleva arrivare, lasciarci freddi e schiacciati sul divano; per tutta la storia non ci saranno colpi di scena non “telefonati”, ma va bene così, perché D. Espinosa preferisce sorprenderci con altro, giocando con il rapporto tra la personalità degli astronauti, la loro fisicità, e la fine che li aspetta, rompendo gli schemi ormai inflazionati di franchise come Predator. La fine arriva, e lo sappiamo nel momento in cui vedremo il primo stadio di evoluzione della forma aliena, ma seguendo uno schema che non vuole rincorrere la lotta a tutti i costi tra due specie, ma più un desiderio naturale e giustificato di esistenza e sopravvivenza. E il Gravity che ho citato all’inizio, che fine ha fatto? Non dobbiamo dimenticarci che L-NoiL è una storia ambientata nello spazio, in cui la gravità, appunto, non è presente nemmeno all’interno della stazione spaziale e vedere come gli attori sono riusciti a rendere scenografiche certe scene d’azione e di fuga, mi ha fatto pensare alla sensazione di “impotenza motoria” che c’è nel film che vede Sandra Bullock come protagonista.
Non avete idea di quanto vi divertirete a vedere questi astronauti scappare attraverso i corridoi della stazione spaziale, volteggiando e dandosi spinte tramite le maniglie sulle pareti.

Il mio tempo è finito cari zombetti, (ridacchio e muovo ancora le mie manone di gommapiuma) vogliate perdonarmi se il film non fa abbastanza paura come vi aspettavate, era doveroso partire con qualcosa di blando, ma state tranquilli che nelle prossime settimane cercherò qualcosa di sempre più terrificante, perché sappiate che… io vi odio tutti!

Il voto dello spettatore Mister Bufo (Alfonso): 7 su 10

Alfonso Mr. Bufo

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