May 25, 2023

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 2 min. e mezzo

Sono tornata dal Salone del Libro di Torino con miliardi di cose nel borsone, reali e metaforiche (io non avevo il trolley, le persone dotate come me vanno in giro con valigie senza rotelle per avere delle infiammazioni ai muscoli dal collo alla scapola destra per i cinque giorni successivi). Al primo gruppo ascriviamo libri, mutande della mia coinquilina, carbonara e, appunto, dolore muscolare. Al secondo, gioia infinita per le ore passate con le mie “parenti letterarie” e le persone incredibili che sono in quelle occasioni si possono incontrare. Robe da matti, mi sono appena fatta piangere!

Con lacrime e nostalgia, quindi, e una dose sfacciata di piacere, vi presento la recensione del nuovo nato in casa De Martin: L’ultimo orafo, presentato al Salone del Libro di Torino 2023, scritto da quel concentrato di luce di Giulia De Martin (oh, l’ho vista da molto vicino) e edito da Wordsedizioni, e andato Sold Out in modo talmente repentino che non sono riuscita a prendere una copia cartacea nemmeno io che l’avevo prenotata.

Mi sono aggiudicata altri libri, uno dei quali, Terraferma della splendida Laura Vegliamore, pensavo avrebbe inaugurato le recensioni speciale Salone, ma salvando L’ultimo orafo sul Kindle, e che fai?, non vuoi leggere la prima riga, per vedere di nascosto l’effetto che fa? Alla millesima ho capito che era il caso di rivedere l’ordine delle recensioni. Mi hai conquistato all’ostrica, Giulietta, e sai quanto sono intollerante a frasi motivazionali e compagnia cantante, ma il destino del fastidioso granello di sabbia che si trasforma in perla mi ha pizzicato il cuoricione.

Veniamo a noi e al cuore della storia: Cressida Foley, nipote del Maestro orafo, eredita dalla famiglia l’arte, l’officina e anche l’incombenza di risanare i debiti contratti dalla celebre dinastia di orafi nel corso delle generazioni. Ma soprattutto un apprendista maschio, Tristan Maxwell, che si prende i meriti di un lavoro femminile che il benedetto secolo ottocentesco non riesce a concepire: donna, lo abbiamo detto che partorirai con dolore e farai il soprammobile grazie a un bel matrimonio, quante volte te lo dobbiamo ripetere? Cressida capisce di dover cedere all’ignoranza storica, dichiarandosi solo un’amministratrice. La ricca amica d’infanzia Georgiana Thynn la invita nella sua tenuta per il Ballo d’Autunno, riaccendendo la macchina di un passato che sembra averle attese in folle fino a quel momento: tornano letteralmente in pista Sebastian, il cugino di Georgiana (detta Gigi) con un debole per Cressida, un tal Mr Lewis, la cui famiglia e quella dei Foley sono legati dal lontano 1559… quindi pretendenti londinesi, tafferugli romantici, ma soprattutto tumulti del cuore che il cuore stesso non riesce a sopire, intrecciando ulteriormente le sorti delle due amiche, nel bene e nel male. Per concludere, una spilla creata dall’orafa e appuntata alla spalla di Giorgiana che riaccende un’altra cosa: gli affari di Cressida e Tristan.

Bene. A un certo punto, quando vi sembra di esservi acclimatate e state seguendo con passione le avventure dei due artisti orafi, la storia vi sorprende con una di quelle rivelazioni da farvi urlare per conto vostro, in mezzo al salotto di casa (o dove state leggendo, insomma). E allora vi rendete conto che non si tratta solo della scrittura dell’autrice, che scorre via come acqua fresca tra le dita e che illumina il tempo che dedicate alla lettura con lo splendore delle materie e delle sue lavorazioni, descritte e rievocate con una forza impressionante (e sono del team bigiotteria, per dire), ma anche le incisioni della trama, dove i colpi di scena sono incastonati con cura e non smettono di brillare fino all’ultima pagina. Che poi, insomma, non sto parlando solo di bellezza, ma di valore. Possiamo dare un prezzo all’amore o all’amicizia? La dedizione costa un tanto al chilo? O va a carati, non so. Di sicuro i sentimenti profondi competono con la lucentezza dei gioielli sfoggiati, ricordandoci che, se lo vogliamo, siamo tutte un po’ orafe, quando li lavoriamo e li doniamo disinteressatamente, con il cuore.

The end. Vado col piesse. Gustosissimi i “montaggi alternati” che collegano le sorti delle due amiche, vicine negli accadimenti anche quando fisicamente lontane, dolcemente simbiotiche nel destino che l’amore riserva loro. Le cameriere, poi, sembrano aggirarsi per mutilare discorsi e spaccare le balle, io ve lo dico.

«Imprevedibile e bellissima come la spilla che mia cugina sfoggia questa sera: un monile di alta oreficeria, che, mi vergogno a dirlo, e mi scuso con voi, ho stentato a crederlo quando Gigi mi ha detto chi ne fosse l’artefice.»                                                            A quelle parole, lei tornò seria. «Non è opera mia, infatti.»                                                                                                                           «Non vi credo, Cressida, come non credo alla vostra caviglia slogata.» Alzò un sopracciglio.                                                              Miss Foley serrò le labbra e portò gli occhi altrove, senza sapere bene come difendere la propria bugia.                                    «Credo invece» tornò alla carica Sebastian, «che voi abbiate superato vostro zio in bravura, ma al contempo abbiate il timore di non essere presa sul serio; e credo inoltre che non vi sentiate sicura sulla pista da ballo tanto quanto lo siete nel vostro laboratorio.»                                                                                                                                                                                                                   «E poi dite che non sono un libro aperto, Mr Smithson?» Gli sorrise con una punta di tristezza nello sguardo.

Giulia

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