May 15, 2023

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 4 min.

Essere poveri non è una colpa come ci vorrebbe inculcare l’alta carica al governo in questo periodo. Chi non volesse darsi premura di sbirciare qualche semplice grafico, leggere qualche statistica, sentire un tg (non sia mai), ecc… può godersi la serie tv su Netflix Maid, che è una delle cose migliori disponibile sulla piattaforma in questo periodo. E già vi sento dire: ecchepal**e, pure la serie pacco sulla mamma single povera in canna ci dobbiamo sciroppare… dopo che magari vi siete ciucciati tutte le serie dinasty più mielose al mondo e i teen drama che aborro… ma per piacere. E comunque ascoltate bene, Maid non vi fa proprio nessun pippone, anzi. Questa è la storia raccontata benissimo, credibile, interpretata divinamente dalla protagonista e colleghi, tratta dal libro: Maid: Hard Work, Low Pay and a Mother’s Will to Survive.

Anche questa serie parecchio tosta mette tanta bella carne al fuoco. Ve l’ho detto, non è assolutamente la classica storiella della poverella che vuol farvi pietà, sì, ci si commuove o almeno penso i più ematici lo faranno, ma non perché Alex (Margaret Qualley, vera figlia di Andy MacDowell) o la piccola Maddie vi faccian pena e vi chiedano l’obolo sentimentale.  Tutto comincia quando Alex fugge dal caravan che le funge da casa portandosi dietro la figlia piccola Maddie. Il suo ex ragazzo con cui condivideva la roulotte la picchiava forse? No, spiega la giovane all’assistente sociale, no, ma… così Alex finisce in un rifugio per ragazze madri con pochi dollari in tasca, senza un lavoro, prospettive ecc.. ma armata di una piccola scintilla di coraggio che l’ha sostenuta nel prendere comunque la decisione di affrancarsi da un ambiente invivibile. Invivibile non perché precario, ma perché il padre di sua figlia le praticava violenza psicologica. Questa serie spiega per bene cosa voglia dire tutto questo, come non vada sottovalutata, come abbia gravi ripercussioni su chi la subisce e per via indiretta su chi anche se piccolissimo ne è testimone. Anche Alex all’inizio non trova le parole per definirla.
 
Ma torniamo alla trama: in quella situazione Alex prende il primo lavoro che le offrono, sottopagato, lei ipersfruttata, per cercare di tenersi un pochino a galla e rimettersi in piedi. Senza aver frequentato un college fa le pulizie per pochi spiccioli. Quasi tutto le rema contro. Le persone che non capiscono se non ti picchia…perché l’hai lasciato?, i datori di lavoro spietati, ricchi e viziati, incapaci di vedere mezzo millimetro in là dal loro naso, ecc… e poi c’è la madre di Alex, una donna bipolare su cui non si può contare o giusto un pochino. Alex che comunque è ancora giovane, per tutta la vita ha dovuto fare da madre a questa donna che cambia idea in tre secondi come gira il vento, che prende decisioni avventate, che non ha cura di sé, non prende le medicine, ribelle e un tantino sconsiderata. Ma è pur sempre sua madre e a suo modo anche lei ha cercato di proteggere la figlia dalla violenza. 
 
A ogni modo nel corso degli episodi vediamo Alex lottare con le unghie e coi denti per ottenere ciò che le spetta, cercare di migliorare la propria situazione per se stessa e sua figlia e magari reimparare a fidarsi di qualcuno e guadagnare la madre di tutte le libertà: l’indipendenza economica. Già perché Maid parla anche di questo, senza fare tanti sermoni, ma puntando appunto sulla sceneggiatura e la bravura della protagonista. Spiega com’è che se Alex non può lasciare la figlia all’asilo non possa lavorare e come non sia giusto, né ora, né mai, né una volta che siano solo le donne a dover rinunciare a lavoro, carriera, aspirazioni, qualsivoglia cosa per crescere un piccolo essere umano. Che se lei non può permettersi un nido non può lavorare, eh che problema c’è dice il padre di Maddie, ci penso io. No, perché nel caso specifico e anche nella stragrande maggioranza degli altri, il risultato è che Alex se la situazione non le va più bene non sa dove girarsi per andarsene. Non può se non a gran fatica perché non ha soldi. E non è colpa sua. E non si sente una derelitta per questo, ma affronta la vita con grande dignità. Certo i suoi momenti di disperazione li ha anche lei, eh, e come non potrebbe.
 
A un certo punto ritorna tra le grinfie dell’ex, ma nel frattempo qualcosina è cambiato. Alex è  un po’ meno sola, le altre donne che ha incontrato le danno una mano in questo frangente, favorendo una decisione che però nasce prima di tutto da lei. Maid indaga dunque i risvolti della violenza psicologica, economica, il fatto che per chi nasce povero in America (e in Italia?!) l’ascensore sociale sia davvero difficile se non quasi impossibile da acchiappare, ecc… e lo fa con una protagonista che non è un’eroina, ma una che potremmo incontrare alla stazione dell’autobus con la sua bambina in braccio perché è appena scappata da un violento. Pian piano Maid fa luce sul passato di Alex, aspirante scrittrice e dotata di tanto talento da aver vinto in passato una borsa di studio. Solo che se per tutta la vita ti han detto che non vali niente quando finalmente ti si presenta l’occasione qualche problema di autostima affiora. La protagonista per tutto il corso degli episodi si porta dietro una piccina che dipende in tutto da lei, l’adulta in chief. Maddie per Alex non è “l’intralcio”, non è colei che le ha impedito di seguire i suoi sogni, lei ama la sua bimba con tutta se stessa, è la valvola che la fa scendere dal letto la mattina e lottare anche se in condizioni impari. Alex è una brava mamma che affronta delle difficoltà e andrebbe aiutata per quanto possibile, non giudicata. Almeno nella fiction questo avviene.

Consiglio a tutti di vedere Maid e le consegno un bel 9. Vedrete che finirete per fare binge watching!!!

Marysun

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