February 20, 2020

Categoria: Amore e dintorni

Tempo di lettura: 3 min.

Polvere di stelle! Glitter color amore! Cacca di unicorn… no, scusate, questo leviamolo. Mi sono lasciata prendere la mano dal nuovo tema di questa settimana e dal matrimonio professionale consumato nel nostro nuovo ufficio a San Valentino, rispettivamente “quanto pesa il destino in amore” e “Digital Muffin e Grrr Power sono ufficialmente sposate”. Chicchi di riso! Gioia gassosa! Chi meglio di noi, fresche di matrimonio, possiamo scrivere sull’esistenza di anime predestinate? Nessuno! Forse Federico Moccia! Ma ci siamo solo noi e quindi accontentatevi della nostra romantica opinione. Prendete posto accanto a me su questa soffice nuvola di buone intenzioni e preparatevi a volare nell’azzurro cielo dell’amore.

Alla voce “destino” troviamo la favola. Tu nasci incollata a un camino e lui in un palazzo reale, o tu in un palazzo reale sorvegliata da una tigre e lui a rubacchiare datteri per strada, o siete una libera professionista e lui un imbianchino, o un cane di buona famiglia e un randagio, o una parrucchiera e un archeologo, o un drone e un robottino, o …………… e un …………….. (che poi non si dica che non lascio spazio anche al pensiero altrui) e tra di voi ci sono distanze fisiche e sociali quasi impossibili da superare. Ecco. Il “quasi” noi lo chiamiamo “destino”: quella botta di culo particolare serie di circostanze grazie alla quale voi superate disagi, piani avversi, ere geologiche, Saturno contro, macchinazioni varie e vi ri-unite, anzi, vi riconoscete dentro quella persona nella cui tasca compare il biglietto vincente della lotteria “per sempre felici e contenti”. Il “tu” e “lui” diventano un “voi” che sa di beatitudine divina.

Ora, alla voce “destino” troviamo anche qualcosa di meno disneyano, che so, eravate compagni delle medie e non vi siete visti per anni, tu impegnata in un Erasmus a Amsterdam a studiare i bulbi dei tulipani (furbetta) e lui posseduto dallo spirito umanitario di Medici senza Frontiere. Poi tornate per Natale. Vi precipitate al supermercato 10 minuti prima dell’inizio del cenone della Vigilia per comprare il torrone morbido che non fa staccare la dentiera al nonno. Correte nella corsia del dolciume con sciarpa incollata al mento sudato e occhi incollati alle file ordinate di torroni… alle nocciole, con copertura extrafondente, bianco, al pistacchio… al nonno si stacca la mandibola, ve lo sentite dentro, no! Finalmente lo vedete! Il torrone morbido! Vi sfugge un sospiro di sollievo mentre allungate ogni centimetro del vostro braccio per afferrare l’ultima confenzione, ce l’avete fatta! Potete tornare a cas… ehi. Il torrone ha una forza uguale e contraria alla vostra. Alzate lo sguardo e boom! La vostra anima gemella regge l’altro capo della confezione. Grazie al destino, travestito da dentiera inaffidabile del nonno, uscite dal supermercato con il torrone e due fedi nuziali, felici come delle Pasque (nonostante sia Natale).

Mi ha molto colpito la storia di un uomo che ho incontrato due settimane fa. Mi verrebbe da scrivere che alla voce “destino” troviamo anche qualcosa di matematico. Mi ha raccontato che la sua compagna e le figlie di lei erano in procinto di trasferirsi a casa sua e, lui in vena di confidenze e io in vena di farmi gli affari suoi, mi ha svelato che: lui, 1 ragazzo come tanti, aveva 1 ragazza. Poi, preso da un raptus amoroso, si fidanza con la ragazza numero 2, in contemporanea, seguendo quella follia tutta giovanile del “se frequento locali diversi e so per certo che i social verranno inventati tra 15 anni, ce la posso fare”. Incredibilmente, non ce l’ha fatta. Le 2 si trovano nello stesso bar e danno fuori di matto. Lui ama la ragazza 1, ma, bidibodibibu, la ragazza 2 aspetta suo figlio. Apocalisse. Le locuste. Lui si sposa con la ragazza 2 e si moltiplicano. La ragazza 1 fa altrettanto con un altro ragazzo. Passano gli anni, i bimbi crescono e le mamme invecchiano, ma soprattutto, si mollano tutti. E… il ragazzo ormai uomo (e bell’e che divorziato) incontra la ragazza 1 (divorziata) e riprendono dal punto in cui si erano lasciati. Come dicevo, “la sua compagna e le figlie di lei erano in procinto di trasferirsi a casa sua”. Io questo lo chiamo in un modo solo: destino. Ma anche: stai attento a mettere il piede in due scarpe, che cammini moooooolto male.

Ed eccoci arrivati al punto che tutti chiamano “la morale”. Vi sto chiedendo di credere al destino, o al suo meno nobile cugino, il caso, o alle sue sorellastre, le coincidenze? No. Vi chiedo di imparare a capire determinati segni e a distinguerli da “fretta”, “paura di restare soli”, “superalcolici” e “credo nella poligamia”

che son cose che traviano un po’. Sono sicura che il destino abbia in serbo qualcosa per ognuno di noi, e se un determinato obiettivo non rientra nei suoi piani, state pur certi che non riusciremo a raggiungerlo. E lo scrivo con le balle girate, capiamoci, non me ne sono fatta una ragione, non ne prendo semplicemente atto, combatto quotidianamente con questo mio funambolico destino, ma sono convinta che sia lui a fare il croupier. Ora, resta il fatto che noi possiamo decidere come giocare. Quanto rischiare. Dove arrivare con le puntate. Avere un destino sulle nostre tracce non significa bloccarsi nella serafica contemplazione dell’universo, ma muovere le chiappe per verificare che quello che vogliamo fare sia nel nostro DNA mistico e avere la consapevolezza che a volte si tratta più di tempi giusti, che di destini avversi.

Volevo a tal proposito dire al mio destino che sono pronta a conoscere Benedict Cumberbatch.

Giulia

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