June 7, 2023

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 5 min.

Qualche giorno fa mi capita sotto gli occhi una breve intervista in cui un attore italiano elogia Tom Hanks per la sua umiltà sul set, così provo a spulciare l’elenco degli ultimi film in cui l’attore statunitense ha partecipato come protagonista e mi si illumina la serata, scoprendo che non avevo ancora avuto il piacere di vedere Non così vicino, pellicola del 2022 disponibile a pagamento su varie piattaforme streaming … e poi era anche ora di scrivere una recensione su un film drammatico.
Come sempre voglio farvi un piccolo riassunto della trama per poi dedicarmi al mio pensiero su questo film che mi ha fatto versare parecchie lacrime, ma non di tristezza.

Otto Anderson (il protagonista, interpretato da Tom Hanks), è un vedovo isolazionista, oltre che un severo osservatore delle regole del quartiere in cui vive. Non si risparmia osservazioni e critiche a chi non fa le cose come vanno fatte, dal parcheggiare l’auto a sistemare i rifiuti sulla strada. La cosa interessante è la “ronda” che lui ogni giorno compie per controllare che tutto, ma proprio tutto sia in ordine. Eppure Otto nasconde un segreto: la morte prematura dell’amatissima moglie Sonya, evento da cui non riesce proprio a riprendersi e che lo spinge a programmare un suicidio che durante il film tenterà più volte di compiere. A spezzare questa grigia routine arriva una nuova vicina, Marisol, la quale scombussolerà tutta la sua vita, ma per scoprire come… vi lascio alla visione del film. E con la trama mi fermo qui perché ora voglio concentrarmi sull’aspetto emotivo.

Anche in questo caso non mi dilungherò sulla regia, per mano di Marc Forster, che è stato capace, anche grazie a Tom Hanks, di creare una divertente poesia in cui si piange, ma non per tristezza, più perché colti da una profonda tenerezza. Infatti questo film, per spiegare il passato di Otto e per descrivere il suo rapporto con colei che ha perso, usa brevi e suggestivi flashback che pian piano, intervallati da ciò che accade nel presente, ci portano verso il suo cuore e ci aiutano a comprendere perché egli è così austero. I ricordi di otto partono dall’immagine di una ragazza che sta per perdere un treno e che, senza accorgersene, perde il suo libro. Sarà il giovane Otto a riportare l’oggetto alla ragazza, più che per civile responsabilità, perché spinto da un inaspettato sentimento. Una fotografia semplice, forse anche romanticamente banale, eppure il film si regge quasi tutto su questo evento, o almeno, su di esso poggia la parte romantica ed esplicativa della pellicola.

Sono questi flashback che mi hanno permesso di differenziare questo film da un certo Qualcosa è cambiato con Jack Nicholson, ci sono cascato ingenuamente dopo i primi minuti, per poi ricredermi quando ho riconosciuto l’equilibrio con cui i personaggi si relazionano con Otto, accettandone ormai le sue ossessioni. A dir la verità, avevo anche capito subito che c’era un segreto che nascondeva il protagonista, qualcosa di molto triste che lo aveva trasformato in quello che è ora. Insomma, forse la pellicola mi ha ingannato due volte, e questo solo dopo la prima mezz’ora. Questo è il problema di chi, come me, vede troppi film: si finisce per adagiarsi sull’idea di “sapere come andrà a finire”, ma in questo caso ne vale la pena, perché il ritmo non lascia mai spazio alla noia, e la curiosità di sapere davvero cosa nasconde Otto ci accompagna fino alla fine. E poi Non così vicino fa qualcosa in più, punta il dito su chi non è capace di capire chi ha subito un lutto, su quel momento in cui non riusciamo a penetrare nel profondo di chi è imprigionato in un dolore imperituro e, nonostante i poetici flashback, ci si chiede se sia possibile davvero ricominciare quando si sopravvive a qualcuno che si ha amato tanto.

Noi non siamo Otto, noi siamo gli “altri”, quelli che lo hanno reso invisibile, ma che ne accettano, forse per compassione o per mancanza di tempo, ogni assillo, continuando a vivere le loro vite. Questo è uno di quei casi in cui la storia NON vuole farci sentire nei panni del protagonista, per poi comprenderne meglio la parte psicologica. Per questo vale la pena di vederlo. Per quanto questa parte del mio pensiero possa farvi credere che il film sia triste, la storia, ispirata per buona parte al romanzo L’uomo che metteva in ordine il mondo di Fredrik Backman, ha un ritmo meraviglioso grazie alla presenza di Marisol, che rappresenta il fuoco d’artificio nella vita dell’uomo. Inoltre il regista ha messo in piedi qualcosa che all’inizio ci farà sorridere di fronte ai tentativi di suicidio di Otto, riconoscendo quasi l’anonimato del personaggio nel suo contesto, per poi, mano nella mano, portarci su una posizione diversa, e a quel punto saremo capaci di ridisegnare Otto come un uomo che era davvero tanto dolce e che ha perso qualcuno, e questa perdita lo ha svuotato di ogni emozione, portandolo a usare le proprie ossessioni per vivere come un guscio vuoto inespressivo.

Non amo inserire la parte “spoiler” nelle mie recensioni, perché ormai sapete che i miei sono più commenti emotivi sui film che decido di portare su questo blog e qui, credetemi, di emotività ce n’è tanta. Perciò lancio una sfida, invito ognuno di voi ad arrivare ai titoli di coda accompagnati dalle note di Til you’re home e non avvertire lacrime di tenerezza che vi scendono lungo il viso. Tom Hanks in Non così vicino è maestoso, come sempre, e senza fatica tiene sulle spalle tutto il film insieme al figlio Truman, che, a diciotto anni, sembra essere un giovane Tom realizzato in CGI, perfetti entrambi nell’interpretare i due distanti, e non solo cronologicamente, periodi della vita di Otto. Truman è esemplare nell’incarnare il momento “tenero” di Otto, il quale però sapeva fin dall’inizio quello che voleva, non per insipido patriarcato tipico del periodo in ci avvengono i fatti, ma perché spinto dal determinato desiderio di rendere felice qualcuno (attendete la scena della cena tra i due giovani e mi saprete dire) e questo lo rende un uomo quanto la sua controparte coi capelli grigi.

Io lascio sempre un po’ di spazio alla colonna sonora e, anche in questo caso, devo consigliarvi di ascoltare la soundtrack realizzata da Thomas Newman, che traduce in note musicali quell’alternanza di cui sopra tra commedia e dramma: proprio in questo momento mi tiene compagnia mentre concludo il mio pensiero su Non così vicino e devo ammettere che se la si ascolta dopo pochi giorni viene voglia di rivederlo, anche solo per rispetto verso Tom Hanks, il quale, senza vergogna, ha ammesso di essersi commosso nel vedere il figlio sul set.

A man called Otto (questo è il titolo originale) è un film commovente, tenero ma che ispira moltissime riflessioni sull’elaborazione del lutto alleggerite dalla co-protagonista Mariana Treviño, perciò, se deciderete di vederlo, preparate fazzoletti e popcorn perché riderete, piangerete e avrete anche voi voglia di avere un vicino come Otto, nonostante le sue ossessioni sui parcheggi.

Il voto dello spettatore Mister Bufo (Alfonso): 8 su 10

Alfonso Mr. Bufo

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