July 27, 2020

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 3 min.

Chiara Chiara. Mi verrebbe da dirti che una ne fai e cento ne pensi, ma essendo che ne fai a pacchi, devo mettere tutto in proporzione e dirti che duecento ne fai e ventimila ne pensi. Che tempra. Ti chiedo umilmente scusa a nome di tutto il Grrr Corpo Blogger per la nostra sbadataggine: nell’anno del Signore 2019, tu doni al mondo il documentario Unposted, nel quale ti metti a nudo e riveli l’arcano successo del tuo segreto, e noi brutte persone ne parliamo solo adesso. Fingi, te ne prego, che siamo ancora nell’anno del Signore 2019 e che, soprattutto, ne parliamo bene, che ci vuole una dose sfacciata di intelligenza per capire che hai chiamato documentario una cosa che documenta solo la tua sfavillante inesistenza (ehi, ehi. Nel senso di “non tua personale esistenza in quanto Chiara, persona con bisogni fisiologici e, che so, occhiaie, ma solo Chiara l’imprenditrice digitale che usa la sua persona come un brand ambulante”) e la tua pulsione quasi patologica a trasformare qualunque cosa in una strategia di vendita e promozione.
Ma procediamo per gradi…

TRAMA GENTILMENTE COPIAINCOLLATA FORNITACI DA AMAZON PRIME
Chiara Ferragni, prima fashion influencer al mondo, ci mostra come la rivoluzione digitale abbia cambiato il mondo degli affari, la comunicazione e la cultura, attraverso un ritratto che la vede protagonista come donna e imprenditrice digitale.

CONSIDERAZIONI PERSONALI
Rosico di brutto. Chiara, lo ammetto candidamente: ma sai come vorrei dire a mia madre che mi descrivono come una donna e un’imprenditrice digitale che rivoluziona addirittura tre mondi?? TRE! Affari, comunicazione e cultura! Ma neanche Thanos, te ne rendi conto? Ti credo che poi la situazione ti sfugge di mano e ti scappano frasi tipo: “nessuno ha costruito Chiara Ferragni se non Chiara Ferragni”, che, teoricamente, dovrebbe pronunciare solo uno che inventa un vaccino in grado di salvare trilioni di vite umane. Ma ci sta che tu lo dica, dopo che leggi la trama di Amazon Prime.

ANALISI PERTINENTE DEL DOCUMENTARIO
Partiamo male. Nel senso che sarebbe un uso improprio del termine “documentario” definire Unposted un documentario, che, come ben sapete, dovrebbe essere un prodotto girato senza fini di finzione, e quindi, con una totale apertura nei confronti degli accadimenti che si svolgono con quel brioso incedere della vita ver… MA ANCHE NO. E ANCORA NO. Io la giudicherei semmai una biografia farcita di interviste cucite alle scene principali con cura maniacale del dettaglio posticcio grazie alla quali si racconta l’ascesa fashion del personaggio digitale Chiara Ferragni da bambina vittima della fascinazione dell’obiettivo a donna esistente solo davanti a quello stesso obiettivo. Dove termina la vita da riflettore (e quindi fasulla) di Chiara Ferragni e dove inizia la vita dell’essere umano che, per sua stessa natura, non viene ripreso, non possiamo saperlo. Se lo sapessimo, qualcuno ci farebbe fuori. Credo la FPD (Ferragnopoli Police Department). Aleggia per tutto il documentario quella pruriginosa sensazione alla Matrix che ti fa credere che qualcuno (agenti della FPD) punti un mitra contro le persone intervistate avvertendo “se non dici che Chiara è bella, intelligente, sicura, imprenditrice di sè stessa e del mondo analogico e digitale che la circonda, useremo il tuo corpo come una batteria per alimentare gli agenti di Matrix dopo averlo crivellato a dovere”.

Chiara, la gente che ti spala addosso secchiate di melma, non ti capisce. Tu sei davvero la creatrice e portavoce della professione simbolo dei nostri tempi: l’influencer. Sei quell’astronauta che ha ficcato la bandiera del fashion dritta nel cuore del terreno digitale, urlando a pieni polmoni che una vita vera non potrebbe mai eguagliare la perfezione e lo scintillio di una vita costruita per la telecamera, dove la luce e l’angolazione giusta regalano emozioni vere! VERE! Non cedere mai alla violenza del quotidiano, quello che invade la tua casa con la sciatteria di un pigiama che scalda meglio della stoffa glitterata e che rovina la tua faccia con la stanchezza! Non farlo! Non mollare! Non mollare il telefono e continua a far capire alla gente ottusa che questo si chiama “mondo contemporaneo” e che ormai sono i social a rappresentare l’unico mezzo di promozione possibile, quello che “parla direttamente all’utente finale”, come giustamente analizza Stefano Tonchi (tra i vari intervistati) e che, ridotto all’osso, fa vendere. Si chiama influencer marketing e non l’ha creato Mefistofele, va bene?? Voi gente del “si stava meglio quando si stava peggio” o salpate per il 2020 o restate nel 1990, ma almeno smettete di dire idiozie come “Chiara Ferragni è il male assoluto”. Che poi Mefistofele si offende.

Chiara, adesso ti devo fare un appunto. Sono dalla tua parte, lo sai, ma ti devo dire che non sei in difetto se ammetti che il tuo ex ti ha dato una mano. Fai la brava. La spocchia glitterata una volta ogni tanto levatela, fosse solo per far prendere aria alle spalle, e smettila di affermare che “tutto questo” si fa anche da sola. Ma ci devo credere, tesoro mio? Piuttosto, candidamente, ammetti che sei stata magistrale a individuare le persone utili al tuo scopo e orchestrarle con perizia chirurgia per costruire Ferragnopoli. Non te ne vergognare.

CONCLUSIONI
Ragazze mie, siamo gente da Netflix, noialtre. Finzione per finzione, guardatevi una bella serie e godete della possente costruzione artistica dei personaggi, almeno nessuno sostiene che sia un “documentario” e non passate un’ora a chiedervi “ma quando comincia la parte di documentario?”. Che poi predico da una vita che bisogna analizzare i titoli: unposted. Non aggiornato. Praticamente le ultime modifiche al post che decide di reindirizzare al cinema, invece che sui social. Chiara Chiara…

Giulia

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