October 13, 2021

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 3 min.

Ho riflettuto parecchio sull’idea di spiattellarvi una bella horrorata di Stephen King con contorno di romanticismo (anche lui ha un cuore!), poi sono incappata in un bizzarro titolo mentre facevo shopping letterario su internet e ho capito che non dovevo bruciare le tappe, ma saltarci sopra con un preciso ordine consecutivo, tipo i sassi in mezzo a un torrente per arrivare asciutti sulla riva opposta. Quindi avrete Stephen dopo una gitarella a Ponterozzo alla ricerca di un serial killer aziendale. Prima il giallo lombardo, poi il racconto breve di Stephen sui balzi temporali orrorifici. Del resto, questo mese culmina con Halloween. E se non avessi una potente risposta allergica al genere, ci infilerei pure un drammatico. Oddio, al solo pensiero mi viene un attacco di panico.

… UNA DEFRIBILLAZIONE DOPO…

Oggi parliamo di un divertentissimo, seppur pieno di morti strangolati, giallo umoristico, il primo della serie OMICIDI nati dalla penna della brillante Viola Veloce: Omicidi in pausa pranzo, chi uccide gli impiegati?, il cui titolo ci fa capire come sia molto difficile trovarselo davanti mentre ci si trastulla su Amazon e non acquistarlo all’istante.

TRAMA LACUNOSA E MISTERIOSA

L’adorabile impiegata Francesca Zanardelli, mezza traumatizzata da un matrimonio andato a monte (oh, io devo sempre sottolinearlo, il puzzo d’amore) e quasi totalmente priva di frequentazioni, a parte gli altrettanto adorabili genitori e il collega Michele, vive la sua vita senza colpi di scena. Fino a che trova in uno dei bagni dell’azienda il cadavere della dirimpettaia di scrivania, la povera “Forforella” Sereni, e la sua vita prende un’inaspettata piega omicida. Tra le corse in procura e la degenerazione dei suoi genitori, che le blindano la casa e le peggiorano la vita, la povera (ma simpaticissima) Francesca cerca di restare in equilibro sul filo della follia collettiva: nel suo reparto “Pianificazione e Controllo” arriva infatti il discutibile sostituto di Forforella, ma, anche lui finisce per fare una brutta fine… e l’azienda Omicidi, come viene allegramente ribattezzata dai giornalisti, inizia a sfornare spunti di pettegolezzo per coloro che amano giocare ai profiler e puntare le dita contro fantomatici assassini. La procura vaga nel buio. Francesca nel terrore, complici anche le cene a base di surgelati propinate dal padre e i malori della madre, che teme per la sua vita al lavoro, ma soprattutto, per il suo stato civile: non vuole che la figlia muoia ancora “zitella”.

FINE TRAMA LACUNOSA E MISTERIOSA

Allora, io parto diretta come un proiettile: che la nostra protagonista non sia un’inciampona mi pare chiaro, che sia simpatica, intraprendente, leggermente e deliziosamente incosciente (soprattutto quando parte per ipotesi pindariche sul possibile assassino e decide di immolarsi sull’altare delle cavie per stanarlo) ve lo devo spiegare io, nel caso in cui non aveste ancora letto il libro. Beh, io godevo come un bambino a mollo nella Nutella nel vedere riuniti sotto una stessa copertina i miei generi letterari preferiti: il giallo e lo humour. Qui si ride, per l’appunto, ma ci si chiede anche chi sia questo benedetto killer che va in giro a far fuori i dipendenti lavativi. E qui apro una parentesi psicoterapeutica e catartica grande come un comune lombardo.

Alzi la mano chi riesce a trovare qualcosa di più fastidioso di un collega minchione lavativo, che… no, non vale “pianta grassa nel tanga”, sto parlando di interazioni umane… insomma, la frustrazione che si prova quando si lavora con qualcuno il cui miglior pregio consiste nel tenere su i muri e scaldare le imbottiture delle sedie, e che magari si lamenta pure di essere una risorsa incompresa o non sufficientemente incensata in busta paga. Meravigliosa la carrellata di vittime che appartengono alla stessa risma dei furbetti dell’azienda, quelli che cercano lo scontro verbale e sgusciano come anguille all’idea di prendersi qualche tipo di peso responsabilmente utile; quelli a cui, insomma, daremmo volentieri una bella craniata dopo aver inciso una bella x al centro della fronte.

Beh beh beh. Pensate che non ci sia una sotto trama romantica, con tal madre che non accetta di vedere una figlia incastrata nelle spire della zittellaggine? Ho vissuto un momento magico quando sono scivolata nella parte del libro dedicata agli speed date. Era da tanto tempo che non sentivo (o leggevo) di questa pratica atavica, strangolata a morte dalle App di incontri su inFernet. Io ci ho partecipato una volta, e mi sono divertita da morire. Ecco, magari la cosa non era proprio onestissima, nel senso che l’avevo mezza organizzata io insieme a quella fetente della Silviaccia, e mancava una donzella a eguagliare il numero degli ometti. Mio marito mi ha dato la sua benedizione. Ma sto divagando… dicevo: il consiglio della settimana, nascosto tra le righe della recensione? Mah. Ce la fate a cercarvi uno speed date? Esistono ancora? Altrimenti la rigirerei sul: che non vi venga in mente nemmeno sotto l’effetto di sostanze psicotrope di fare da capro espiatorio per beccare un serial killer, mi raccomando. Mangiate tanta frutta e verdura.

E state pronte, che forse in questo ottobre riesco a infilarvi anche la recensione di Batman. Halloween… pipistrelli… per dire, eh.

Dopo l’assassinio della Sereni, la mamma è crollata di colpo, come una diga che ha retto troppo a lungo sotto l’assedio di un’alluvione. la sera dell’omicidio ha pianto per ore, mentre papà tentava di spiegarle che non sarei morta anch’io solo per il fatto che avevano ucciso la mia compagna di scrivania.

Giulia

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