December 1, 2021

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 3 min.

Ci siamo! Primo giorno di dicembre! Sapete cosa significa? Che possiamo abbandonare la strada dei thriller e cominciare a far concorrenza alla programmazione di TV8 con libri di amore e passione e balocchi natalizi e fiocchi di neve e tenerezza. Per le buongustaie: e scene piccanti e svoltoloni sotto le lenzuola. Per le ciniche: significa anche che ieri era il 30 novembre e domani, toh, il 2 dicembre. Tra un mese ripiombiamo nella mestizia delle storie con cadaveri, non temete.

Oggi sono lieta di presentarvi il libro di quella gran donna della Anita Sessa, mamma di Words Edizioni e autrice di libri palpitanti come Parole (Untold), fresco di uscita e pronto a farvi emozionare. Mi pare che sia passato del tempo dall’ultima volta che mi bullavo di avere il numero di tali agglomerati di meraviglia e simpatia, vero? Ho il numero di Anita, e anche la mail! Non quella privata, ma fa lo stesso! E risponde! Spesso!

TRAMA VANDALICA

Io sono rimasta basita per il modo in cui questi due personaggi si incontrano. Piacevolmente basita. Hanno da ridire, ovviamente ognuno a modo loro, su un par di glutei particolarmente fotogenici di un cartellone pubblicitario. Scappa loro l’atto vandalico e la voglia di dire l’ultima parola, per iscritto, sul cartellone. Ecco che la scontrosa Livia e il neo separato Jacopo si incontrano, e tutti noi sentiamo il “bzzz” della scossa che li unisce (‘fanculo le campane). TUTTI LA SENTONO, pure la proprietaria delle chiappe sul cartellone. Ma tra il dire e il fare, ci sta di mezzo una serie infinita di problematiche relazionali e vissuti strazianti. Non sono persone caratterizzate dall’insostenibile leggerezza d’essere, e devono trovare il modo di ritagliarsi uno spazio nel mondo tutto loro, ma soprattutto, di fidarsi reciprocamente. Jacopo perora la sua causa: lui veste i panni dell’insistente e cerca di fare breccia nel muro sociale di Livia. Lei cerca di tenere il freno tirato: esistono solo la solitudine, lo studio e un lavoro serale, oltre quello… sono solo parole. O no? Beh, io vi lascerei qui.

FINE TRAMA VANDALICA

Inizio col dire che mi sono innamorata dei protagonisti di questa storia per due motivi principali: lui ha trentanove anni, e se ne dicono dietro un fracco. Guardate che sono motivi. E adesso li analizziamo pure:
1. Ha trentanove anni. Maturo anagraficamente, insistente, confuso, simpatico, sessualmente attivo (anche da solo).
2. Vogliamo dire basta alle coppie “da complimento”? Al sole cuore amore io preferisco di gran lunga il presuntuoso idiota troglodita. Sentite come suona meglio?

Livia e Jacopo potrebbero gareggiare tra loro in “dolori vari e eventuali”. Vince Livia, ve lo dico, e non sono una che si schiera dalla parte delle femminucce a prescindere. Lei si sforza con ogni fibra del suo corpo di frenare, mollare, scappare, rimuovere dalla testa tutto quello che potrebbe fare male. Meglio avere rimorsi che rimpianti? Che cazzo vuol dire? Meglio evitare qualsiasi emozione possibile, per paura di una sofferenza che il passato ci insegna essere l’unico epilogo possibile, e sdraiarsi su un terreno piatto fatto di quotidiane asettiche imcombenze. Ma Jacopo sembra aver capito quello che non gli altri non riescono, o non vogliono, capire. E fa di tutto per conquistare quel terreno e magari renderlo accidentato, come le emozioni che prova nei confronti di questa giovane donna.

Inutile specificare che attorno ai due personaggi principali gira la vita. Parenti, amici, colleghi, ma anche una Pesaro e il suo clima bollente, sono tenuti sullo sfondo di una storia a due, in cui si combatte per guadagnarsi un posto della mente e nel cuore dell’altra/o. Ci sono interazioni e porte del passato che sbattono contro i muri del presente, ma ogni cosa esiste in relazione al rapporto che lega Livia e Jacopo. Leggiamo ogni passo di un ballo di coppia. Una coreografia fatta di spinte in avanti, a lato, di immancabili piedi pestati, di stanchezza e di voglia di ballare, fino alla fine della musica. Eddai, non fatemi dire come finisce. Alla fine questi due…

Parliamo dell’ironia? Parliamone. Tanta parte della relazione sentimentale si svolge attraverso messaggi e respiri telefonici. Ci sono parti del libro in cui l’ironia della comunicazione e quell’essere deliziosamente romantici pescando frasi dal manuale “come rendere affascinante un insulto”, mi ha fatto sbellicare. Quindi cosa vi consiglio, ispirandomi a Parole? Di essere ironiche, va bene. Di mandare tanti messaggi, anche. Ma soprattutto di non avere paura di niente e di nessuno, se non della paura stes… scusate, scusate, non ho resistito. Dicevo: camminate su ogni strada, indagate dietro ogni curva, lasciatevi stupire da ogni persona che incontrate. Occhio alle buche.

Cerco di tenere a bada il respiro fragile impazzito, ma è inutile e lui percepisce tutta la mia difficoltà. E ne approfitta, lo stronzo, affonda il coltello sapendo di trovare spazio.
“Lo vuoi anche tu” sussurra.
“Non esserne così sicuro”
“Non sono mai sicuro di niente con te, Livia. Ma lo sento che siamo simili, che proviamo le stesse cose e che combattiamo contro le stesse cose.”
“Combatti di merda, tu.”

Giulia

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