April 26, 2023

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 4 min.

Quanto è facile oggi aprire l’App di Amazon, cercare quello che vi serve (o che NON vi serve), scegliere tra l’opzione più adatta a voi e cliccare sul tasto “acquista”? Prendete questo “coefficiente di semplicità”, chiamiamolo così, e fate lo sforzo di provare a immaginare che quanto è più facile per tutti noi acquistare qualcosa su internet, TANTO E’ DIFFICOLTOSO E PRECARIO LAVORARE IN QUEL DETERMINATO SETTORE LAVORATIVO COME ADDETTI ALLE CONSEGNE (e non solo).

Perdonate la banale e, forse, qualunquistica polemica, ma Sorry we missed you, il film che ho deciso di recensirvi questa settimana, ci fa riflettere su questo e sul mondo dello sfruttamento lavorativo nascosto sapientemente sotto la punta dell’iceberg di moltissime aziende, come la gigantesca azienda di commercio elettronico che fa da “antagonista” di questa storia. Era da molto tempo che aspettavo che uno dei servizi streaming a cui sono abbonato includesse Sorry we missed you all’interno del suo catalogo e finalmente Tim Vision è arrivata in mio soccorso proponendola sulla sua home page e da subito mi ha catturato, spaventato, commosso, mi ha fatto arrabbiare e riflettere, e ora vi spiegherò brevemente il perché.

Il film racconta di Ricky, Abby e dei loro due figli, l’undicenne Liza Jane e il liceale Sebastian, una famiglia che vive a Newcastle e che fa fatica ad andare avanti, nonostante i diversi tentativi di impiego di Ricky e il lavoro di assistenza domiciliare della moglie. Il sogno di acquistare una casa di proprietà, metafora di riscatto e obiettivo primario della maggior parte delle famiglie europee, spinge alla vendita dell’unica automobile di famiglia a fronte dell’acquisto di un furgone che permetterà a Ricky di aprire un’attività, apparentemente autonoma e redditizia, presso un’azienda di consegne a domicilio. Vi basti questo per convincervi alla visione, perché il resto del racconto è un continuo schiaffo di risveglio alla realtà, un susseguirsi di violenti pizzicotti che contrastano con il gentile messaggio che fa da titolo al film, Sorry we missed you una canonica nota lasciata sull’uscio di casa dei destinatari assenti alla consegna del loro pacco.

A questo punto evito di sottolineare il fatto che la pellicola ha vinto diversi premi, che non è la prima volta che il regista racconta i tormenti dei lavoratori più umili, ma preferisco soffermarmi sulla forma di ossessione che pervade il protagonista, che all’inizio riesce a mantenere il controllo della propria attività, illuso dall’idea della propria apparente indipendenza lavorativa, ma in brevissimo tempo si rende conto di dover sacrificare tempo, salute, e soprattutto famiglia per portare avanti un lavoro che in realtà non dà quanto richiede. Rispettare scadenze, inginocchiarsi di fronte al tirannico e richiestivo mondo del e-commerce, vivere nell’oscuro mondo che si nasconde dietro il click di cui vi parlavo all’inizio di questo mio pensiero, questo è ciò che viene raccontato nel film e che ci fa riflettere anche sulla nostra quotidianità.

Nell’opera di Ken Loach viene rappresentato l’assillo di chi perde di vista l’obiettivo effettivo di un lavoro ordinario, ossia il benessere proprio e della propria famiglia, in onore di un’etica senza nome; una prospettiva raccapricciante se si pensa che questa storia è in parte ispirata alla reale vicenda di Don Lane, un corriere diabetico che ha perso la vita dopo aver trascurato le proprie cure per non saltare le consegne nel periodo natalizio. Inoltre il film è stato scritto sulla base di vere testimonianze rilasciate da trasportatori i quali, per non incombere in recriminazioni da parte delle aziende per cui lavoravano, hanno preferito rimanere anonimi. Quindi gli autori ci offrono una pellicola che è quasi documentaristica anche se magistralmente interpretata da ottimi attori che coinvolgono lo spettatore, che lo spingono a tenersi stretto alla poltrona stringendo i pugni dalla rabbia e dall’indignazione e credo che, proprio come me, verrete influenzati e colti da un irrefrenabile desiderio di saltare in piedi e urlare di soddisfazione a un certo punto del film.

Quando cominceranno a scorrere i titoli di coda, poi, sentirete dietro di voi un lieve senso di colpa perché in fondo tutti noi siamo artefici di un sistema economico che ha permesso ad alcune multinazionali di attirare la nostra attenzione, spingendoci a “desiderare cose che non ci servono e che compriamo con soldi che non abbiamo”, nonostante tutto, possiamo almeno sforzarci di essere presenti al momento della consegna di ciò che abbiamo acquistato online, evitando che venga lasciato un biglietto che arreca la scritta Sorry we missed you.

Il voto dello spettatore Mister Bufo (Alfonso): 8 su 10

Alfonso Mr. Bufo

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