June 17, 2022

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 3 min.

Per ora, la cosa veramente strana è che dei ragazzi di quindici e qualcosa anni sappiano il codice Morse e lo usino con la scioltezza con cui io ripeto l’alfabeto dalla A alla Z (saltando le lettere strane, ovviamente). Va bene che siamo negli anni ’80 e non c’erano i social con cui piallarsi il QI, ma il codice Morse? Davvero?

Benvenuti nella recensione del mondo nato dal genio vintage dei fratelli Duffer, che compie quattro stagioni e le porta benissimo, e che tutti conosciamo con il nome di Stranger Things.

Torniamo per la quarta volta nei due mondi diegetici di Hawkins e del sottosopra, che ormai conosciamo come le nostre tasche (sempre inquietanti, per l’amor di Dio. Io anche questa stagione l’ho vista con un gruppo di supporto composto da sei persone, altrimenti facevo i demoincubi) con i distaccamenti narrativi della zona russa, la prigione siberiana di Hopper, e di quella dei sempiterni laboratori in cui Undici tenta di recuperare i poteri persi sul finire della terza stagione. Il che serve ai fratelli Duffer per riproporre il loro modus operandi narrativo: splittare il vasto gruppo dei personaggi principali in diversi gruppetti, ognuno incaricato di portare a termine un parziale del piano di salvataggio mondiale. Un po’ come quando fai un puzzle enorme e dvidi le persone che hai a disposizione tutt’intorno alla tavolata: tu fai questa parte qui, io faccio questa qui. Beh, la parte di cielo tutta uguale chi la fa? Funzionale, ordinato e maledettamente tensivo, soprattutto quando i pezzi sono quasi tutti incastrati tra loro e manca tanto così, tanto così a eliminare i demostronzi. E a finire il puzzle, certo.

Come si alimenta una storia che allarga il proprio raggio d’azione di chilometri a ogni serie, al punto tale che, dopo il mindflyer, sembra aver esaurito le cose strane e nuove da farci vedere? Semplice: con il caro vecchio trucco del prequel. Se non abbiamo altri chilometri per allargare il raggio d’azione, lo restringiamo. Se non possiamo più andare avanti, andiamo indietro. Metaforicamente e letteralmente. Attenzione, mie care lettrici, sto per suonare la campanella spoiler. BOOOO BOOOOO. Ho involontariamente suonato la sirena della Costa Crociere, scusate. Nessuno di voi si era mai chiesto chi o cosa avesse fatto aprire il varco per attraversare, in un senso o nell’altro, il mondo bavoso e nevoso del sottosopra? Un mondo occupato, questa volta, da un nuovo democattivo: Vecna. Che sia demo nel senso più puro del termine non ve lo so dire esattamente, che sia cattivo, beh, questo ve l’assicuro: incazzato come una demoiena e potente come tutti i bimbi speciali del laboratorio messi insieme, rappresenta una minaccia telepatica e telecinetica a cui, appunto, non serve muoversi dal sottosopra. Il raggio d’azione non si allarga, si azzera: le vittime muoiono dall’interno, dentro la testa. Poi si accartocciano anche fuori, ma suvvia, la devastazione horror noi la vogliamo anche fisica, non solo psicologica. Perché? Cos’è? Non ne avevamo a sufficienza, di morti horror, nella fottuta Hawkins? NO. Mentre gli abitanti cominciano a credere che il diavolo si sia trasferito in paese, identificando nel povero giocatore di Dangeons and Dragons il suo braccio destro, tocca ai ragazzi risolvere il mistero. Indietro tutta, andiamo a vedere quello che è successo prima dell’inizio ufficiale dell’avventura.

La risposta, come vi dicevo, è lì che aspetta. E, tra l’altro, ce lo fanno capire sin dall’inizio della prima puntata, dove un incredibile flashback ci informa di un incidente avvenuto nei laboratori a causa, sembra, della nostra Undici, o Jane, che dir si voglia. Se per pitturare un muro grande ci vuole un pennello grande, per capire chi sia il personaggio cattivo potente si deve studiare il personaggio buono potente, il vero e unico protagonista indiscusso della serie: Undici, colei che, da una certa puntata in poi, viene rinchiusa all’interno del suo passato per capire, rivelare, ricordare. La chiusura della settimana puntata, rigorosamente in flashback, si riallaccia all’apertura della prima e ci urla contro che le due superpotenze pronte allo scontro finale non sono America e Russia, ma Uno e Undici. Possiamo tornare nel presente, per il conturbante finale di stagione?

Giulia

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