May 10, 2021

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 2 min.

Nonostante una lunghissima pausa tra la terza e la quarta stagione, siamo finalmente alle prime battute di questo emozionante, primo ciclo di nuovi episodi di Handmaid’s Tale. Facciamo però un passo indietro per i meno skillati e sul pezzo, perché qui su Grrr Power vogliamo includere proprio tutti e convincerli dell’eterna bontà, potere di intrattenimento e sconvolgimento di serie tv e film e quindi desideriamo recuperare anche chi saltasse solo ora su questo treno che potete vedere su TimVision.

Ci troviamo in un futuro distopico in cui la realtà è stata stravolta, una congrega di uomini comanda col pugno di ferro applicando alla lettera i precetti religiosi che convengono a loro e che implicano la completa sottomissione delle donne trasformate in mogli (le “privilegiate” e rispettabili consorti che vestono perennemente di verde), in marte (le cuoche governanti che sfacchinano in cucina) e ancelle (vestono di rosso e sono castigatissime) che nello specifico devono portare avanti l’umanità partorendo figli sani per le famiglie rispettabili dei generali. Questo è lo scenario di un’America partorito dalla scrittrice Margaret Atwood, dal cui fortunato libro è tratta questa serie tv.

Le ancelle del titolo contano solo come fattrici che possono essere punite, mutilate, violentate e violate in mille modi a patto che, come dicevamo, sfornino bei bimbi. Come si è arrivati a questo ecc… lo scoprirete iniziando a seguire The handmaid’s tale, ma noi, vi avvisiamo: c’è molto dramma (si astengano sensibili e intolleranti alla cattiveria altrui, qui ce n’é per carburarvi e sparaflesharvi come un razzo fino a Marte se siete particolarmente turbati dall’argomento e dalle sue sfaccettature). Dicevamo, in questo futuro terribile per le donne si muove la protagonista June (la bravissima Elisabeth Moss), una donna che era sposata con un uomo divorziato e che nel cataclisma ha avuto la sfortuna di diventare, appunto, un’ancella. Bypasso il capitolo sulle privazioni, le punizioni, ecc… perché ampiamente descritti nelle prime due stagioni, vi basti sapere che lei è prigioniera in casa di due pazzi e violentata dal marito della donna per la quale dovrebbe partorire un figlio. Tra piccole ribellioni, passi indietro, fughe, campi di lavoro, strategie politiche internazionali, alleati, traditori, rifugiati, organizzazioni segrete e colpi di scena ci traghettiamo alla quarta stagione, non prima di assicurarvi che regia, fotografia, sceneggiatura e recitazione sono tutti doc.

Potete gustarvi la tela dell’ancella come prodotto ai massimi livelli di perfezione: dalla protagonista, che chi ha l’occhio lungo ha già visto in Mad Men, ai coprotagonisti: la perfida Serena Waterford (Yvonne Stahovski), il generale Waterford (Joseph Fiennes, sì quei Fiennes), la dolce non più Rory Emily (Alexis Bledel) e così via. Dicevamo, e qui si sgancino i non aggiornati, alla fine della terza stagione June ha lanciato il Mayday e realizzato l’impresa più grandiosa di sempre salvando tantissimi bambini destinati a un futuro terribile (ma no!?). La nostra ancella preferita era disposta ad arrivare a sacrificarsi, a dare tutto, però sappiamo che se c’è una quarta stagione non deve esserle andata troppo male, no? Insomma, perché salvata in extremis, pesta e ricucita alla meglio, ora June ha da smazzarsi un po’ la creatura che ha destato col Mayday, mentre altrove i suoi ambigui ex complici devono fare i conti con la sua “eredità”: diplomazia portami via.

Oltre il confine, i Waterford puntano a scamparla mentre lei, June, fa la conoscenza di Ester Keyes (McKenna Grace), una giovanissima moglie bambina unitasi alla resistenza ma che, a causa del carattere instabile, potrebbe rivelarsi un boomerang per la protagonista e i suoi. Noi tifiamo contro Gilead tutta la vita, come la vediamo? Riuscirà June a ricongiungersi coi suoi cari, a salvare Anna, a salvare il mondo e sconfiggere i cattivi? Ormai sapete che c’è solo un modo per scoprirlo!

Marysun

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