May 8, 2023

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 4 min. e mezzo

Arrivo solo ora anch’io a cantare le lodi per la prima stagione di The Last of us, che si è conclusa diversi mesi fa con un episodio poetico e pure bello tosto che ha lasciato spalancate le porte per una prosecuzione che speriamo arrivi in tempi record. La vostra Mary anti spoiler non è una fan di videogiochi, mi sono fermata a Fifa 2001 in cui tentavo gagliardamente di non fare autogol nella mia stessa porta, ma presa da questa frenesia della comparazione che ha accompagnato questa serie, ho guardato alcune scene appartenenti al videogioco per valutare da me la resa serial televisiva. The Last of Us è davvero tanta tanta magnifica carne al fuoco sotto molteplici punti di vista e vi posso anticipare di poterle assegnare un 8 pieno e magari anche qualcosina in più (club stitichezza, ahahha).

Partiamo con ordine. L’azione si svolge in un mondo post apocalittico di cui fin dall’inizio ci danno teneri e prelibati bocconcini di conoscenza su come si sia arrivati a quel punto (chissà se anche nella seconda stagione ci sarà un ulteriore approfondimento, secondo me potrebbe bastare anche così, ma chissà…): di punto in bianco la gente comincia a impazzire, a trasformarsi in orribili mostroni, no, non chiamateli zombie che i puristi v’impallinano, ma clicker, e tutto ciò che tiene in piedi la società, regole, abitudini, valori ecc… va in mille pezzi. Il nostro eroe super riluttante Joel (uno splendido Pedro Pascal che ormai è diventato il papà single più cool della tv), un ex militare cresce da bravo papà single sua figlia Sarah, quando appunto scoppia fulminea l’epidemia scatenata da un fungo. Non fatemi entrare troppo nei particolari che la scena della morte di Sarah è piuttosto straziante e segna un momento decisivo (ovviamente) per la futura evoluzione del protagonista, che 20 anni dopo si trova a sbarcare il lunario spalando m***a in una delle città, è diventato un mezzo criminale indurito e noncurante a cui viene affidato l’incarico, dietro ricompensa, eh, che non si fa niente per niente, di scortare una ragazzina più o meno della stessa età della figlia quando è deceduta in un certo luogo.

La ragazzina, che per fortuna non è un esserino inerme e adorabile, ma un’orfana di nome Ellie piuttosto cazzuta e un tantino antipatica non è proprio il compagno di viaggio ideale, ma manco lo scafato Joel. Così in questo mondo post apocalittico dove regnano sovrani morte, distruzione, violenza anche da parte di chi ha colto l’occasione per instaurare un ordine sociale un tantino fascistone e dove ognun si fa i cavoli suoi che campa magari un pochino di più, un uomo amareggiato e delusissimo dalla vita e una ragazzina che pure lei ne ha già passate parecchie, ma ha ancora picchi di vivacità, di slancio adolescenziale e così via, iniziano il loro pericolosissimo viaggio. E qui vabbè si possono sprecare paragoni e paragoni a go go sul valore simbolico del viaggio, sull’ambientazione, su Joel il guardiano e la ragazzina che potrebbe cambiare le sorti del mondo che ricordano i due protagonisti, un padre e un figlio dello stupendo La strada di McCarthy, ma godiamoci anche la bellezza di questa storia, di questi individui profondamente feriti, ma ancora splendidamente umani che tentano di andare avanti in questo mondo che sembra invece aver perso quasi ogni traccia di umanità e non solo perché gli individui si son trasformati in famelici bestioni semi fungoidi (applauso al reparto make up).

E poi c’è l’episodio tre, che devo dire di rara bellezza in cui vi è una potente digressione e dove viene narrata la storia di Bill e Frank. Una storia semplice o che semplice non lo è affatto, come non lo è la vita di chiunque. Anche qui gli sceneggiatori esplorano con un altro punto di vista cosa voglia dire vivere con le piccole gioie, i conflitti, l’amore, ecc… mentre fuori, al di là di una recinzione, il mondo è impazzito. Cosa può voler dire dare senso alla propria vita in un contesto simile, proteggendo un amore, un sentimento, una persona e decidere anche in piena autonomia e consapevolezza quando non si vuol più essere della partita. Ho letto che alcuni dei più puristi hanno criticato questa puntata, ma secondo me è un piccolo gioiello e se la serie tv non fosse complessivamente altrettanto complessa, ben sviluppata, ecc… meriterebbe anche solo per Bill e Frank. Ma torniamo invece agli indomiti anche se un po’ acciaccati Joel e Ellie. I nostri eroi vivono incredibili avventure, non sempre diciamo così piacevoli, cercando di non farsi sgagnare dai clickers e magnare pure dai consimili e nel frattempo il loro rapporto evolve, matura, eh beh sì, forse su questo non c’era tanto da immaginare ma il ramingo Joel tanto letale col fucile alla fine si affeziona alla ragazzina impertinente.

A un certo punto vi verrebbe da dire che la coppia improbabilissima ce l’ha fatta, almeno sul piano dei sentimenti, ma secondo voi le cose in The Last of Us possono essere semplici? Ma anche no!!! Secondo me questa serie tv creata dal formidabile Craig Mazin, già apprezzato per Chernobyl (recuperatelo!!! Lì il dramma post apocalittico è pure vero) merita sotto tanti punti di vista, regia, cura dei particolari soprattutto per quanto riguarda l’ambientazione, e la santa sceneggiatura, ossatura del tutto. I protagonisti affrontano un’evoluzione, sono approfonditi e la trama non ha cose improbabili o buttate lì per far funzionare l’impianto. Personalmente in generale non sono una fan di questo genere, ma mi pare quasi riduttivo e un tantino offensivo catalogare questa serie in un solo genere che pure c’è è presente e costituisce il trait d’union della storia.

Per i più snob allora dico, guardate The Last of Us che è molto di più di una serie piena solo di mostroni, ma che può apprezzare anche chi preferisce un po’ di tensione. Nessuno rimarrà deluso, è davvero una bella storia, non perdetevi una delle serie indiscutibilmente migliori di quest’annata.

Marysun

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