July 30, 2021

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 2 min.

Eh già, Giulia Barucco, la nostra GRRRPOWER ha pubblicato il suo libro. Come ho già detto per Guccini, non posso essere imparziale: purtroppo Guccini non lo conosco, ma lo amo da prima di nascere. Per fortuna conosco Giulia da qualche anno e le voglio un sacco di bene. La premessa è doverosa, una mia amica pubblica un romanzo: non capita a tutti!

La prima cosa che mi sento di dire è che Giulia scrive da Dio. Al di là del contenuto, la cosa che da sempre mi colpisce di più degli scritti di Giulia è la scelta lessicale: mai banale, ricercata, ma non affettata. La narrazione procede grazie alla capacità comunicativa di Giulia, che utilizza il linguaggio in maniera estremamente puntuale, accompagnando il lettore in iperboli mai scontate o in situazioni al limite tra la commozione o l’umorismo. Parole che appartengono al registro alto si confondono e si accostano a parole tratte dallo slang giovanile o a parole prese dal mondo della comunicazione. Mondo che appartiene alla formazione scolastica di Giulia e che fa da sottofondo all’intero romanzo.

Senza spoilerare troppo, il romanzo racconta la storia di Rebecca, giovane copy che lavora in un’agenzia di comunicazione, guidata da un vecchio manager, il signor Mordini. A causa di un infarto, il signor Mordini deve lasciare la guida dell’agenzia allo Snobissimo figlio Andrea. La S maiuscola non è un refuso, ma un giochino letterario che alla stregua degli epiteti della mitologia classica, guida il lettore lungo le vicende del romanzo. Il cliché della storia d’amore tra il bello e dannato e la giovane imbranata, alla Bridget Jones, si arricchisce nel romanzo di Giulia dal gioco del doppio che rende la trama avvincente e coinvolgente. Fatale sarà la festa di Primavera che come un’epifania costringerà i personaggi a svelarsi. Non uso a caso la parola svelarsi, perché nel gioco del doppio, la maschera sarà un elemento fondamentale. Come in tutti i romanzi sulla doppia identità, da dottor Jekyll e Mister Hyde, a Dorian Grey, è sempre difficile capire quale sia la vera identità del personaggio, se quella mascherata o quella senza maschera, o se la maschera della vita sia meno autentica della maschera reale.

E poi non sottovaluti il potere di un cliché.

E’ una delle battute che Rebecca pronuncia e che io faccio mia proprio per sottolineare come il cliché diventi topos letterario, consentendo all’autrice di poter approfondire meglio la personalità dei personaggi. Conoscendo bene Giulia, inevitabilmente ho cercato qualcosa di lei nel personaggio di Rebecca e ci ho trovato la sua energia nel voler fare mille cose, farle tutte bene per non deludere nessuno e riuscirci anche, lasciando spesso gli altri a chiedersi: “Come fa?”. E di nuovo ritorna la capacità comunicativa di Giulia che attraverso la scelta lessicale riesce a riprodurre l’affanno delle giornate di Rebecca, che immagino a volte sia anche il suo. In alcuni momenti la scrittura sembra rallentare, per consentire ai personaggi di riflettere sulle situazioni e per far emergere le cinquanta sfumature dei caratteri delle persone. L’artificio letterario di creare un racconto nel racconto, consente ai tre personaggi secondari di Elena, Gabriele e Sebastiano di commentare le vicende che stanno accadendo, quasi come un Narratore esterno o un coro delle tragedie greche. Con punti di vista diversi, nei quali ognuno può ritrovare il proprio: io credo di aver individuato quello di Giulia in Elena, il personaggio che forse mi è più simpatico dell’intero romanzo.

Insomma, cara Giulia, grazie per avermi consentito di leggere e recensire questo romanzo. Sai già che avrei qualcosa da dire sul finale, ma dicendola spoilererei troppo e non lo farò.

Cindy

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