March 28, 2019

Tempo di lettura: 2 min.

Ammettiamolo, facciamo fioretto di mea culpa (ma solo per questa volta e “qui lo dico e qui lo nego”), a noi donne capita spesso di rimanere in riserva.

Ok, un momento, sento già i cori che, manco all’Olimpico per Roma – Lazio, scandiscono: “ma succede anche agli uomini!! Potrei citarvi duemila episodi più uno in cui il mio lui ci ha costretti a spingere l’auto…”.  E vabbè, succede anche a loro, ma un’indagine statistica fatta in gran segreto nel mio colorito entourage mi ha confermato una spiacevole verità che fatichiamo ad ammettere: noi girls tendiamo pericolosamente a sfidare le leggi della fisica dei liquidi per sfruttare anche l’ultima oncia di benza (e poco importa che ci siamo, recentemente, convertiti a nuove forme di idrocarburi) per arrivare a destinazione.

Scommetto che, nel cassetto dei ricordi, custodite anche voi inenarrabili o inconfessate avventure di quella volta che siete rimaste in riserva, cose “che voi umani…”. Ecco, come vi accennavo, io ho deciso di fare outing e dico, forte e chiaro che sì, sorelle, è successo anche a me e pure più di una volta. Una, di esempio, potrebbe essere quella di quando ho deciso, forse un po’ troppo spavaldamente, di navigare i mari delle strade dell’hinterland milanese per assistere al saggio teatrale di un’amica, fissato per quella sera.

“Niente di più facile” mi sono detta, mentre imboccavo spedita la Milano Laghi, seguendo fedelmente le direttive del mio fidato e un po’ robotico navigatore (il mio rapporto con questi aggeggi sfiora il ridicolo, è una sorta di amore/odio ricambiato dalla tecnologia di cui potrei parlare per eoni). Nonostante il viaggio d’andata abbia visto qualche imprevisto, sono riuscita ad arrivare puntuale e a godermi lo spettacolo.

Al ritorno però, oltre alle non trascurabili difficoltà degne di Pollicino (la tecnologia ha deciso di ammutinarsi), si è profilato all’orizzonte il dramma: calo di benzina, leggi: l’approssimarsi della terribile riserva, l’Armageddon. Mentre osservavo con angoscia la lancetta tendere pericolosamente sul rosso, tetri incubi si profilavano all’orizzonte: “Rimarrò a piedi in autostrada a decine di km. da casa?”, “A chi potrei chiedere di venirmi in aiuto con una tanica di benzina?” E ancora, valutando il bene che mi vogliono, sarebbe stato più probabile che quella tanica me l’avrebbero data in testa, ma non sottilizziamo.

Inoltre la situazione era resa ancora più al cardiopalma dai pochi spiccioli in tasca (perché, nella sventura, non ci facciamo mancare niente). Persa, non nella Mancha, ma sulle roventi strade della Lombardia–portami via che nemmeno Mad Max, senza il sostegno di App super intelligenti e persino con le tasche bucate, la vostra eroina era  a un passo dal fare harakiri giusto per finirlà lì. Dopo aver fortunosamente evitato di finire in centro a Milano (eh no, anche la contravvenzion no eh, c’è un limite a tutto!!), ho finalmente avvistato un benzinaio, accolto come un’oasi del deserto. Non bisognerebbe però mai gioire prima del tempo perché… di nuovo la Dea Sfiga ha colpito e nel modo più subdolo possibile. La macchinetta si è mangiata i miei soldi. Sì. (Pausa significativa in cui la protagonista tenta di richiamare la forza di Buddha anche se non è buddista).

E invece no, ogni tanto dobbiamo riscoprire il nostro lato “breaking bad”. Le persone che mi conoscono sarebbero pronte a giurare sul fuoco che sono una persona mite e posata, ma in quell’occasione ho avuto un exploit da SuperSayan quando pesta il mignolino di notte, al buio, su un angolino della casa.

La mia Odissea su 4 ruote era ancora lungi dall’essere conclusa e, per farla breve, sarebbe terminata solo con una disperatissima sosta presso l’ultimo benzinaio prima dell’imbocco dell’autostrada, con gli spiccioletti avanzati dopo il precedente incidente (ho rotto il salvadanaio maialino d’emergenza) e con il “ciao ciao” di una prostituta che stazionava lì e che ho dovuto scansare con una manovra degna di Schumacher per non annoverare anche l’omicidio stradale nel conteggio.

Parliamoci chiaro, i miei viaggi non sono sempre così rocamboleschi e sì, mi sarei potuta risparmiare buona parte del pathos facendo il pieno come fanno tutte le persone responsabili e avvedute. Però, se l’avessi fatto, ora non avrei questa perla da condividere con voi. Magra consolazione? Soffro di una forma acuta della Sindrome di Pollyanna? Non era Vasco che cantava “voglio una vita spericolata… come Steve McQueen”? Anche a Steve McQueen sarà capitato di rimanere per strada senza benzina, no? Dite di no? Va bene, allora sarà prerogativa di noi “donne grrr”, coloro che non temono l’incubo pendente della “riserva”.

Marysun

Cosa ne pensano le altre Grrr Girls?

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