December 26, 2019

Categoria: Consigli utili

Tempo di lettura: 2 min.

Allora. L’altra settimana abbiamo deciso che avremmo dedicato l’ultimo articolo del 2019 a lui, il 2019, cercando di coglierne le migliori sfumature e onorarlo sulla via dell’addio… una cosa alla “grazie 2019 per questo… descrizione… e questo… descrizione arguta… e anche questo… descrizione divertente” e io gongolavo all’idea di spulciare le mie riviste per riportare a galla le coppie e gli scoppiati dell’anno che sta terminando, e infilarci addirittura una sfumatura modaiola alla “grazie al 2019 noi tutti abbiamo riscoperto le borse con monogramma storico e la tinta color castagna, ispirata alle dolci sfumature del simbolo autunnale”. Giuro che ero armata delle migliori intenzioni, ho acceso il computer e sono qui davanti alla tastiera da mezz’ora, fingendo di non vedere che a tre metri da me brillano un quantitativo quasi illegale di lucine intermittenti, si muovono due bambine con cappello rosso natalizio, si diffonde puzza di Maria Carey in tuta da sci e delle piccole orme di zucchero a velo si stanno spargendo sul pavimento (va bene, questo l’ho inventato io per distrarvi dal mio blocco dello scrittore)… ma soprattutto che non sta per ricominciare l’allegro ciclo “Appuntamento con l’amore” su Tv8, a base di film dalla sconvolgente trama natalizia: lasciatemi sognare davanti ad una protagonista femminile che odia il Natale e ne riscopre la magia grazie al protagonista maschile, un umile ex compagno del liceo che lei credeva ancora pieno di brufoli e che invece scopre essere la versione maschia di un orsetto del cuore, sul quale inciampa tornando nel paese natio per (a scelta) una punizione paterna/riprendersi da una rottura sentimentale/fuggire dal caos lavorativo di New York. Film come questi sono un’arguta metafora della vita: quando pensi di conoscere personaggi e trama, ti arriva il film mattutino di santo Stefano in cui la protagonista femminile ama il Natale e la sua vita nel paesello natio viene sconvolta dall’arrivo di un maschione di due metri che, uh, a causa di un incidente ha un’amnesia e non si ricorda una mazza. Quindi lei deve aiutarlo a riprendersi i neuroni. Alla fine, a sorpresa, si innamorano. E so per certo che ne esiste uno che narra di una elfa mandata in punizione da babbo Natale a New York! Come faccio a parlare del 2019?! Una come me potrebbe vivere altri 7284 mesi di colorata intermittenza e di film sulle elfe.

Ma l’oracolo di Matrix disse che ogni cosa che ha un inizio, ha una fine, e non mi sento di darle torto. Se chiudo gli occhi (e respiro profondamente per non vomitare il pandoro) sento il fiato del 2020 sul collo, nonostante io sia completamente impreparata al giro d’anno, immersa nella mia bolla natalizia e nella ricerca spasmodica di un film di Natale che abbia senso

sporca di promesse disattese tipo “nelle vacanze faccio il cambio degli armadi” e “la smetto di mangiare le monete di cioccolato delle bimbe”. Dovrei onorare il 2019 parlandovi degli avvenimenti migliori, ma temo che il mio amore spropositato per il Natale mi faccia perdere l’entusiasmo per il Capodanno e, di conseguenza, per un possibile tributo. E allora sapete cosa faccio? Trasformiamo il tributo al 2019 nel mio tributo, nel nostro tributo (niente a che vedere col femminismo, dicevo nostro nel senso di mio di Giulia, vostro di Francesca, Cinzia, Fabiana, Annamaria… capito? Nostro vostro!), cercando di ricordare che abbiamo raggiunto molti traguardi e ripromettendoci solennemente di portare avanti questo cammino di successi. E voliamo basso per una volta, appuntiamo nella pagina dei traguardi anche vittorie poco sensazionali, che puntare troppo in alto spesso fa perdere di vista le cose che contano davvero (e ve lo dice una che sogna di scrivere il nuovo Harry Potter, possibilmente ambientato nella magica Brescia). Ringrazio Tv8 per avermi fatto capire che nella vita contano soprattutto l’amore e gli affetti, e talvolta anche il riuscire a far cuocere una frittata da ambo le parti senza fracassarla.

Dai, diciamocelo, alcuni di voi affermano che babbo Natale non esiste, io affermo che il Capodanno non esiste. Che se un anno se ne va e un altro arriva, fa parte di una mera questione matematica, mica di una formula magica. Ho afferrato questo concetto quando, per l’ennesima volta all’ennesimo limite dello scoccare dell’ennesima mezzanotte del 31 dicembre, mi sono sdraiata accanto al cotechino promettendo “ultimi momenti di scofanamento. Giuro. Da mezzanotte la smetto perché credo nei nuovi inizi, e il mio nuovo inizio è libero da calorie, per puro amore della mia salute e della bellezza della mia pelle”. All’ennesima mezzanotte e 5 ho ingollato il pandoro inzuppato nello spumante sputacchiando “no, dalla mezzanotte dell’1. Ormai questo giorno è già iniziato e le cose si fanno per bene”. All’ennesimo pranzo del 2, immersa negli avanzi, ho riformulato “mi sa che inizio dal 3 che il 3, si sa, è il numero perfetto”, giurando fedele devozione ai nuovi inizi, che non arrivavano mai. Da due anni mi concentro solo sui festeggiamenti, elevando a piccolo rito personale quello dell’organizzazione di un ultimo dell’anno che sia assolutamente singolare. Me ne vado a fare tutte quelle cose che non faccio mai durante l’anno. Peccato che vado in montagna la settimana prossima… potevo festeggiare facendo il cambio degli armadi! Me lo tengo per la fine del 2020…

Giulia

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