March 9, 2020

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 2 min.

Sottotitolo: Doctor Sleep: altrimenti detto “l’attesissimo seguito di Shining”

Inutile che vi dica che quel briccone di Stephen King ne sa a pacchi. Lo so io come lo sapete voi come lo sanno tutti quelli che seguono da anni la dieta “pane e libri di Stephen King” per avere pelle luminosa e intestini liberi, ma questa volta sappiate che fa anche il simpatico. Ce lo dice papale papale che ci vuole togliere il sonno: nonostante il titolo del suo ultimo romanzo sia “Doctor Sleep”, ovvero dottor Sonno, scopriamo che il “sonno” a cui si riferisce sarebbe quello eterno. Mentre lo leggi, incredibilmente, preferiresti farti una corsetta in Berta piuttosto che andare a letto, specie se vivi con un gatto che ti si acciambella con nonchalance ai piedi. Stephen, missione compiuta.

E visto che siamo simpatiche anche noi di GrrrPower, abbiamo deciso di recensire il libro figlio di Shining, la cui trama potrebbe essere sintetizzata con “uomo con evidenti problemi pregressi impazzisce a causa della reclusione in un hotel pieno di spiriti malvagi” proprio in questo periodo di reclusione forzata per contenere il Corona Virus. EH? Siamo o non siamo delle piccole canaglie? NO!! Non siamo! L’abbiamo fatto proprio per questo! Per esorcizzare le nostre paure e liberarci dal diffuso malessere (che contagia come il virus) e per farvi capire che se:

a- non vivete in un hotel infestato
b- non avete problemi pregressi
c- non luccicate

siete davvero in una botte di ferro.

Essendo che non mi andava di correre su per i monti, ieri mi sono guardata la trasposizione cinematografica di Doctor Sleep (ne approfitto per salutare quel manzo di Ewan McGregor, che sicuramente ci legge) e mi sono chiesta come mai il regista/sceneggiatore/montatore Mike Flanagan avesse deliberatamente soffocato il crescendo action di King e strappato impunemente molte ciocche dalla poderosa treccia di personaggi secondari del libro. Mi sono anche data una risposta: estremo amore per l’iconica ascia di Shining. Ha impugnato l’ascia di Jack Nicholson e l’ha usata per affettare buona parte di Doctor Sleep, in modo che il suo film fosse non solo il seguito, ma persino la conclusione del viaggio all’Overlook Hotel iniziato nel film precedente, dal cui celeberrimo universo cinematografico richiama un sacco di bella gente. Mah. Mike, non ti potevi tenere i personaggi del libro di cui fai la trasposizione, invece che di quelli della trasposizione cinematografica del libro precedente? EH?? Pure la fine l’hai cestinata. Cos’hai fatto, santo cielo?! Vedo tuttavia dai video su YouTube che Stephen King presenzia alle interviste senza prendere a botte nessuno, quindi, se non se ne cruccia lui, credo che possiamo chiudere un occhio. Meglio due.

Tra l’altro la recensione di oggi riguarda il libro, la mirabile creatura di carta dello Stephen, quindi salutiamo Mike e proseguiamo.

TRAMA. Il piccolo Danny, quel bimbo che girava col triciclo per i corridoi dell’Overlook Hotel, incontrando gente morta e abbastanza ostile, cerca di crescere in una nuova casa con la madre. Possiede ancora la luccicanza e questo lo porta a rivedere la gente morta e abbastanza ostile dell’hotel, ma il buon cuoco Dick Hallorann, suo altrettanto luccicante alleato, gli insegna come vincere i suoi demoni e vivere, nel limite del possibile, una vita serena. E il bimbo Danny diventa un uomo. Però però… la luccicanza con la crescita va affievolendosi, certo, ma il povero Daniel sente cose, vede fantasmi lerci, si trastulla con amici immaginari, voglio dire, zero privacy fisica e mentale, e finisce per attaccarsi alla bottiglia per cercare di annegare questo suo, ehm, dono. BEVE COME SUO PADRE, PROTAGONISTA DI SHINING. Capiamolo, questo benedetto Daniel, come si fa a reggere quelle visioni senza i superalcolici? Una volta toccato il fondo, cerca di risalire la china e di rifarsi una vita, chiedendo aiuto a nuovi amici e agli alcolisti anonimi. Anzi, riesce persino a usare il suo dono per aiutare gli anziani di un ospizio a “trapassare” serenamente, addormentandosi, e aggiudicandosi, appunto, il soprannome di dottor Sonno. MA, attirando le cose un po’ con lanternino, come si suol dire, si ritrova a combattere contro le forze del male, nelle vesti di vampiri succhia vapore, che attentano alla vita di altri giovani con i poteri simili ai suoi. Nel mirino della capo-vampiro, Rose Cilindro, finisce una ragazzina super luccicante, che… direi di finire qui. Altrimenti spoilero e non si fa. No, dai, ancora una frase: il combattimento finale avviene nell’infanzia di Daniel. Chi vuole intendere, intenda. Addio.

Premetto che non sono tenuta a giudicare quanta paura faccia questo libro rispetto ai precedenti lavori di Stephen (forse la paura di noi adulti si chiama piuttosto “insofferenza”, “apprensione”, “voglia che la luccicanza rischiari questo mondo di merda infestato”), quanto piuttosto invogliarvi a leggerlo. E credo di vincere facile. Stephen King non perde il suo tocco nè la mirabile capacità di farci diventare luccicanti come il suo protagonista, in modo che possiamo “vedere” che il vero punto di congiunzione con il precedente Shining non è la migrazione di lerci fantasmi, ma l’angoscia di ereditare le debolezze paterne e restarne succubi. I demoni non sono mai al di fuori di noi, ma… leggetevelo! Addio!

Giulia

Cosa ne pensano le altre Grrr Girls?

Leggi la recensione di Marysun SHINING: IL CONTAGIO DELLA MENTE

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