June 20, 2019

Tempo di lettura: 2 min.

Estate 1994. L’estate della maturità: un percorso finito, il futuro ancora da scrivere. Forse l’unica vera estate senza pensieri: dopo mesi di studio matto e disperatissimo, l’unico sforzo che puoi fare è scegliere tra un Pirlo al Campari o all’Aperol, tra leggere un romanzo (leggero) o fare un cruciverba, uscire con un ragazzo o seratine tra amiche… ma nessun impegno. Nell’estate della maturità tutto è leggero, e così anche io, estratta a sorte per gli orali troppo presto, immersa in un bunker sotterraneo con una mia compagna di classe che aveva il cognome iniziante per A, dal 30 di giugno ero liberaaaa. Libera. Che sensazione magnifica. Dopo una vacanza con le mie amiche, mi sono recata nel paesello dei miei genitori, dove da sempre trascorrevo tutte le mie estati. Ho rivisto tutti i miei amici, ma in particolare ho guardato con occhi diversi un ragazzo che faceva parte della combriccola, con cui non avevo mai parlato molto. Aveva appena comprato una moto e io, gigionando, avevo fatto in modo che mi invitasse a fare un giro.

Bosco di una sera di luna piena. Io e lui a cavallo di una moto. Motore spento per poter ammirare questo paesaggio notturno di boschi e radure illuminate dalla luna. “ Dai, rientriamo che comincia a far freschetto!”. Coooooosaaaaa? Andiamo che fa freschetto? Cioè, mi porti nel bosco, nella mia estate della maturità, per guardare il bosco illuminato dalla luna?? Così passò il mese di agosto del 1994, tra giretti in moto, lunghe chiacchierate, e nemmeno un bacio!! Vabbè, probabilmente questo è strano, forse è gay o forse non gli piaccio abbastanza. Peccato, ho puntato sul cavallo sbagliato. Eh si che c’era pure un altro ragazzo nella compagnia che era carino e sembrava interessato…

Rientrata a Brescia, ho cominciato la mia nuova vita universitaria. E ho cominciato a ricevere con cadenza bisettimanale lettere o cartoline da quel bortolo della moto. Ogni tanto pure una telefonata. Ma sei scemoooo??!! L’ambiguità di questo atteggiamento mi spiazzava. Quando sono arrivate le vacanze di Natale ero cotta a puntino. Ho costretto mia madre a portarmi al paesello, dove mai in 19 anni eravamo andati a Natale. Il copione si stava ripetendo: serate tra amici e dopo cena io e lui a gelare in giro per il paese più freddo del mondo, a parlare di tutto. Non capivo. Avrei potuto prendere io l’iniziativa, ma ai tempi non ero molto audace e temevo che il due di picche eventuale sarebbe passato di bocca in bocca per tutto il paese. Il bacio poi è arrivato, com’è arrivato lui nella mia via bresciana, come poi sono arrivati una casa, un matrimonio, e pure due figli. E siamo ancora qua dopo 25 anni. Anche stasera c’è una luna meravigliosa e ho portato mio marito in giardino a guardarla… domani il nostro ragazzo ha l’esame di terza media: un’altra luna, un nuovo esame, una super estate alle porte!

Cindy

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