April 9, 2020

Tempo di lettura: 3 min.

Ragazze, facile come rubare le caramelle a un bambino. Anzi, come guardare un film della Disney sgranocchiando pop corn. L’argomento di questa settimana, inaugurato dalla recensione della rivisitazione Disney de La bella addormentata nel bosco, consiste nel trovare tutte quelle fiabe made in Disney che scoppiano di maschilismo. Vinco un premio se riesco a scrivere la parola Disney almeno 5 volte nel primo paragrafo dell’articolo, e credo di essere molto vicina alla vittoria, per Disney! Cosa? Non avete capito che l’argomento riguarda la Disney? Ecco fatto.

Dicevamo… non bisogna armarsi di lente d’ingrandimento per trovare l’impronta maschia nelle rivisitazioni disneyane di fiabe famose, basta googlare “filmografia Disney” e copiare tutto il contenuto da Biancaneve fino a Pocahontas, con qualche sporadica eccezione. Oh, noi lo predichiamo da una settimana buona che dovrebbero vendere solo gli zaini a stampa Anna e Elsa, al massimo di Belle, che praticava indefessa l’hobby del guardare oltre le apparenze e di Jasmine, che interpretava la versione femminile del principe azzurro (e infatti, qual è il colore del suo vestito?). E non intendiamo attribuire tutta la colpa a Biancaneve o a Cenerentola, che non ne potevano sapere di potersi emanciparsi dal ruolo di colf, se non glielo diceva nessuno!

Chiunque non sia figlio dei suoi tempi e non abbia assorbito le spinte sociali del maschilismo imperante, scagli la prima pietra!

Insomma, che posso dirvi di nuovo? Se della peggio fiaba maschilista del creato che robe da matti vergognatevi, La bella addormentata nel bosco, ho parlato in occasione della recensione settimanale, e se riguardo a Cenerentola e Biancaneve tutte le donne consapevoli del mondo si sono espresse negativamente (tanto che persino a loro che sono cartoni animati fischiano le orecchie), su chi ci possiamo abbattere? Eh? Chi ci fa da capro espiatorio oggi? Su… non siate timide… Ariel, tu che ci dici? No, non vai bene, voglio dire, fai delle cose turche per il tuo amore marinaro, ma questo fa parte della famosa tendenza a fare follie quando ci si innamora, giusto? E poi tu, principessa di tuo, facevi vedere i sorci verdi a babbo tritone, quindi direi che hai superato il nostro test “ribellati allo status quo anche dopo l’adolescenza” e ti lasciamo stare. Rapunzel? Puoi smettere di nasconderti dietro la cofana? Non ce la prendiamo con voi o con gli antagonisti dei vostri lungometraggi, nel 99% dei casi matrigne crudeli e sociopatiche, a sottolineare che le donne disponibili su piazza sono “sognatrici” o “regine cattive” (o “morte”, nel caso delle mamme delle protagoniste o “rincoglionite”, nel caso delle fate). Se vi metto tutte in fila per anno di nascita, stando attenta a non sgualcirvi i vestiti, devo ammettere che i vostri obiettivi si evolvono parallelamente all’acquisizione della consapevolezza sociale femminile (le vedete Tiara e Ribelle in fila? Loro lottavano per realizzare i loro sogni di cuoca e principessa guerriera, mentre Mulan e Pocahontas raccontano di discriminazioni sessiste e culturali legate alla storia).

No, no, cara Disney, non ti rilassare. Sono passata al microscopio. Se guardo bene la struttura narrativa, ivi compresa quella delle storie di principesse con gli attributi, ci sono dei meccanismi ricorrenti che non me la raccontano giusta. Maschilisti? Mah. Giudichiamo insieme.

  • Me la spiegate questa fissa per la monarchia?! Voglio dire, o la protagonista nasce principessa, oppure arriva il principe che se la sposa e vissero tutti felici e monarchi. Ma quindi?! La repubblica non ci piace?? Guardate che vi ho beccato che anche quando non ci sono principi o principesse, trovate il modo di metterci la pezza. In Hercules non ci sono reali, addirittura gli dei. Boom. Entriamo nel regno animale? Parliamo del leone, il re della foresta. Possiamo godere delle gesta dei figli di due ragionieri?? Chiedo troppo?
  • Avete rotto le balle con lo sterminio dei genitori, soprattutto della componente materna. Ma noi cosa vi abbiamo fatto di male, eh? Sono finiti i tempi delle morti per parto, basta nascondersi dietro al “ma erano altri tempi”, che l’ultimo sterminio l’avete fatto ai danni dei genitori di Anna e Elsa nel 2013! Peraltro, informatevi, che in media la donna vive più a lungo degli uomini, quindi, com’è che in casa Disney invertite sempre i dati statistici???
  • Non lavora mai nessuno. Essendo tutti mezzi reali, o persone normali in odore di matrimonio (reale) nessuno pensa a costruirsi un futuro andando, che so, a scuola o a farsi un bello stage. Quelle che lavorano, fanno i mestieri per la matrigna o per i nani, quindi non guadagnano e non sono autosufficienti. Ariel, canta e nuota. Aurora, canta e dorme. Belle, canta e legge. Lei in effetti sembra messa sulla giusta strada della didattica, ma poi finisce nel castello e tutti i grilli le fuggono dalla testa quando salta fuori che pure lui fa il principe. Uff. Rapunzel canta e si pettina. Jasmine vuole uscire dal palazzo. A studiare? A lavorare? Macché. Giusto per. Mi sa che l’unica a lavorare era Jessica Rabbit, che, attenzione attenzione, non era una principessa e aveva sposato un coniglio. Ma non appartiene alla categoria “fiabe” e quindi ci tocca resettare tutto. Ricordiamo allora Tiana, che voleva aprire un ristorante, e infatti non la conosce quasi nessuno. Sarebbe la protagonista de La principess… aridaje.
  • La risoluzione degli eventi non avviene mai ad opera della mente femminile, ma grazie a un gesto eroico DEL MASCHIO o per imposizione MAGICA. Donna? Fattene una ragione: non ce la fai. Se sei in pericolo, attendi il primo principe di passaggio oppure il pronto intervento di una fata madrina, a cui comunque deve seguire un principe di passaggio, che la fata è femmina e da sola non ce la fa manco lei. Ma apprezzo il fatto che nelle fiabe recenti Lei combatte a fianco del suo Lui contro gli antagonisti, invece che essere semplicemente salvata. In questo modo abbiamo un allegro plus verosimile: i due non sono costretti a dichiararsi amore eterno al terzo millisecondo del loro primo incontro, ma dopo una perigliosa lotta. All’incirca 83 minuti dopo.

Ma diciamocelo, senza di te, Disney, cosa avremmo fatto? Cosa guardato? Cosa sognato? Forse ci saremmo dedicati alle versioni originali delle fiabe di cui hai curato la trasposizione cinematografica, facendo i conti sin da subito con il loro aspetto drammatico (come ci insegna la prof. Cindy, svolgevano una funzione catartica) oppure avremmo scovato racconti in cui le protagoniste sognavano un mondo pieno di uguaglianza di genere, ma sarebbe stato adatto alla nostra fanciullezza? Io non so rispondere. So solo che, senza Disney, avremmo cantato moooooolto meno. Let it go, va!

Giulia

Cosa ne pensano le altre Grrr Girls?

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