May 28, 2020

immagine in evidenza nell'articolo una verità non puo' bastare

Tempo di lettura: 1 min.

Era il 1950 quando il film “Rashomon” del grande maestro Akira Kurosawa ci apriva l’orizzonte cinematografico circa le mille sfaccettature della verità. A quelli che propugnano un’unica verità di solito non oppongo un fiero dibattito perché da un bel po’ di tempo ho capito che chi è convinto della propria prospettiva, raramente ha quel minimo di apertura che gli permette di far passare un “e se” nel folto (???) gruppo di neuroni. E certo io non devo convertire nessuno, anche perché non mi danno un premio né niente.

Detto questo, se appena appena aveste l’ardire di farci un pensierino potreste dedurne che sì, molto spesso, di un unico fatto, racconto, ecc… non esiste una sola prospettiva, ma molteplici. Mi ronzano ancora nelle orecchie le parole del mio prof. di cinema dell’università che ci teneva a rendere chiaro a noi studenti novellini che una qualsiasi scena era pur sempre il punto di vista di un determinato cineasta, fin dal momento in cui piazza il cavalletto. Verità onnisciente, vai a farti friggere please.

Tornando a noi, penso che anche il trascorrere del tempo, gli anni, possano offuscare o addirittura mutare anche i più innocenti ricordi. Quante volte abbiamo ascoltato genitori e nonni raccontare di quella volta che, per esempio, vostra nonna dodicenne rubò la frutta al vicino e, fermatasi a sbocconcellarla su un albero, venne beccata da suddetto vicino che la rincorse per i campi. Se però, per vostro guizzo investigativo, vi metteste in testa di ricostruire tutto il delitto fruttifero, scoprireste che magari non aveva rubato la frutta, che non era stata inseguita dal vicino, ma dalla moglie e che magari non era la nonna, ma zio Vincenzo e così via. Spero di aver dato qualche esempio concreto di come esista un prisma della verità e se ancora non avete capito che cosa intendo, provate a guardare un film, un thriller (che così so che non vi annoiate) del 2008 intitolato “Prospettive di un delitto”, con il fu Matthew Fox di Lost (non vi infliggo Kurosawa – san, perché so che fareste fatica a digerirlo e anch’io, eh, che non ho più lo stomaco).

Marysun

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