June 1, 2020

Categoria: Recensioni

immagine in evidenza nell'articolo Vertigo: paura dell'altezza a me

Tempo di lettura: 1 min.

Vi confesso che davanti al gran capolavoro hitchcockiano posso trovare qualche analogia con la mia esperienza, non per il fatto di essermi finta un’altra persona (anche se, nel periodo di dichiarazione dei redditi mi piacerebbe farlo eh, non lo nego), ma per l’increscioso problema che attanaglia il protagonista: Scottie Ferguson (James Stewart), ovvero le vertigini. Non bisogna essere un brillante detective americano che saltella per i tetti della città per sapere che questa condizione pone, uhm, dei “limiti”, come l’assoluta impossibilità di andare oltre il terzo gradino della scala per pulire la qualunque. Nein. Oppure il terrore che ti piglia quando ti ammazzi per 200 gradini per salire in cima alla… XXX e una volta lì ti tieni rasente al muro per paura di precipitare, mentre tutti gli altri sono tranquilli e rilassati e camminano pericolosamente e intrepidamente troppo vicino ai bordi.

A ogni modo, analogie con la vita vissuta a parte (non ho nessuna intenzione di adottare una pettinatura a crocchia o di tingermi i capelli), Vertigo, classe 1958, è un film imprescindibile per tutti i cinefili del mondo. Nel 1998 l’American film Institute l’ha posto nella classifica dei 100 migliori film di tutti i tempi. Noi l’abbiamo scelto per il “facile” (Hitchcock risorge dalla tomba e mi pianta un paletto nella schiena preservandomi da una torrida estate lombarda con bonus strangolamento causa mascherina) gioco verità/illusione. Scottie in primis, che ha subito un evento shockante, già sviscerato dalla mia collega blogger Julia, riesce a ripigliarsi e a superare il suo trauma grazie a un’illusione (tutta la storia di Madeline/Judy), poiché il suo incarico, all’inizio del film, è farlocco e serve solo a mascherare l’omicidio della vera Madeleine. Il duo illusione/realtà si vede anche nel dualismo di Madeleine – Judy. La prima è già un fake, perché impersona a uso e consumo di Scottie la moglie sognante dell’amico, mentre quando è Judy accetta di ritornare ad essere “Madeleine” per amore di Scottie (sì, se Hitchcock fosse ancora vivo e si dedicasse alle serie tv, ci farebbe esplodere il cervello, altroché). E poi veniamo alla cara spirale che compare già nei titoli di testa e ritorna in altri elementi, apparentemente innocenti, come la benedetta crocchia della protagonista, per esempio. La spirale che ci dà la vertigine è qualcosa che ci trascina nelle psicologie dei personaggi, sempre sul confine verità/menzogna. Di chi si era innamorato Scottie: della Madeline della prima parte del film (che in realtà non esisteva) o di Judy? Purtroppo, quando la realtà ha la meglio sull’illusione, non sono proprio rose e fiori, ce lo ricorda il grande regista.

Forse stavamo meglio persi in un “sogno”. Voi cosa ne dite?

Marysun

Cosa ne pensano le altre Grrr Girls?

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