March 26, 2020

Categoria: Consigli utili

Tempo di lettura: 2 min.

“Se non ci credi tu a quindici anni… poi quando arriverai alla mia età avrai tempo di pensare, ma adesso vai, bambina, corri a manifestare” Vecchioni dixit. Per chi non si ricorda, il mio prof. di lettere al ginnasio è stato Vecchioni, sì, sì “quello che canta op op cavallo” “ e com’era?”… Stop, stiamo parlando di altro, in un altro articolo vi racconterò anche di lui. Era il 1991, gli americani stavano per bombardare l’Iraq. Davanti all’Arnaldo (il liceo classico bresciano) si radunò uno sparuto gruppo di ragazzi degli ultimi anni che volevano organizzare una manifestazione. Io mi ero svegliata all’alba per vedere se quei “fetenti” (la parola era un’altra) di americani avevano cominciato a bombardare. E vedendo le bombe cadere, avevo pianto. Con l’animo oppresso, avevo preso dei Jeans, riempiti di ogni improperio contro gli americani, contro Andreotti, contro Craxi ed ero arrivata a scuola. La maggior parte dei miei compagni entrò in classe. Io rimasi sul portone: ci credevo, volevo andare in manifestazione, ma un po’non conoscevo nessuno (e che vergogna dei ragazzi più grandi), un po’ temevo che essendo l’unica a manifestare i miei professori potessero poi “farmela pagare”. Arrivò Vecchioni, mi vide conciata a quel modo e mi disse quella frase. Frase che mi ha accompagnato negli anni, ogni volta che ho sentito che qualcosa in cui credevo fortemente veniva poi vista sotto la lente  di uno sguardo disincantato.

La passione politica che mi ha infiammato fino ai miei trent’anni si è raffreddata con il crollo delle ideologie, ma anche nel rendermi che quando  “c’è  toccato di prendere il volante, com’è difficile scegliere e schierarsi, com’è difficile imparare a camminare, com’è difficile diventare grandi..” (C.Bellotti, Figurine)

Così quando ero adolescente che urlavo a mia madre: “Io non sarò mai come teeeeee!! I miei figli potranno vedere tutta la televisione che vogliono, usciranno quanto vorranno e mangeranno tutte le schifezze del mondo”… per fortuna mio figlio quindicenne non legge questo blog!! No, ragazzi, che fregatura diventare grandi: sono peggio di mia madre!

Ma il problema è che mi è rimasto un certo manicheismo adolescenziale, quindi  il disincanto di non poter far fare ad un figlio ciò che vuole si accompagna ad un rigore estremo per cui soffro le spinte di ribellione di mio figlio molto più di quanto mia madre  soffrisse le mie.

Se seguite il blog, sapete che sono cresciuta in una famiglia dove non ci sono mai state grosse differenze  tra maschi e femmine. Mio padre cucinava  e lavava i piatti tanto quanto mia madre ( forse cucinava anche meglio). Il potere decisionale era di mia madre. Ma mia madre non  aveva la patente, quindi mio padre ha sempre guidato, fino a quando io non ho preso la patente e pian piano mi sono sostituita alla sua guida ( la sua abilità di guidatore era inversamente proporzionale alla sua abilità culinaria..). E così pensavo sarebbe stato anche nella mia di famiglia. Su questo punto crolla tutto il mio sistema di convinzioni: quando esco con mio marito deve guidare lui, anche se sono andata a prenderlo io con la mia auto, mi fa scendere perché vuole guidare lui. E io sclero! E arrivo addirittura a mettere in discussione la mia autodeterminazione di donna su questa questione. E mi subentra il disincanto su quello in cui io avevo sempre creduto: la parità tra donne e uomini nelle cose pratiche ( sulle decisioni, col cavolo che mollo il potere trasferitomi da mia madre!!!!). Ma quindi è un fatto generazionale? E’ inevitabile il disincanto nel passaggio tra la potenza e l’atto? Ragazze, temo di sì.. però non smettete di progettare e di fare e di disfare.. io continuo a sperare che prima o poi mio marito si siederà al posto del passeggero, attendendo che io metta in moto l’auto. Quel giorno capirò quanto questo non sia importante e probabilmente, DISINCANTATA, mi siederò dietro.. e così non andremo da nessuna parte!

Cindy

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